1989 luglio 23 Ma chi sono i veri pazzi?
1989 luglio 23 – Ma chi sono i veri pazzi?
Stiamo tutti impazzendo sui problemi dell’ambiente e dell’energia, oppure c’è qualcosa di malato nei
meccanismi con i quali i pubblici poteri affrontano quei problemi? Bisogna chiederselo senza ipocrisia
a fronte della crescente tensione con la quale in Italia, e naturalmente anche nel Veneto e in Friuli, la
gente reagisce alle urgenze dello sviluppo. Ovunque proteste popolari, scontri fra Regione e Comuni, a
cominciare dai rifiuti di qualunque tipo, da quelli urbani a quelli tossici. Esemplare da questo punto di
vista la ridicolaggine della Jolly Rosso, che rappresenta un infinitesimo di quanto giornalmente il
Veneto produce in scorie. Ma non soltanto i rifiuti. Guardiamo infatti all’energia. Dopo aver bocciato
con un referendum il nucleare, registriamo una crisi di rigetto verso qualsiasi impianto, dal gasdotto
(l’energia più pulita) agli elettrodotti (senza il potenziamento dei quali sarebbero sempre più frequenti i
blackout nell’erogazione di corrente). Un gasdotto lungo 2500 chilometri ha portato in Italia senza
drammi ambientali il metano algerino; oggi il gasdotto che farà arrivare anche nel Veneto e in Alto
Adige il metano sovietico ha messo in allarme tutte le comunità del Grappa. Non solo la posa dei piloni
del mega-elettrodotto da 380 mila volts che attraversa da Sandrigo in poi il Veneto e il Friuli ha già
acceso nel Trevigiano durissime polemiche tanto da mettere le forze dell’ordine nella scomoda
posizione di fare la guardia agli interventi dell’Enel. A prima vista, sembra il trionfo del settarismo
ecologico. E, insieme, dell’incoerenza di chi chiede contemporaneamente tutto: il massimo delle
comodità e il minimo del sacrificio, la voluttà dei consumi e l’allergia ai rifiuti, il comfort familiare e
l’avversione agli impianti energetici come se lo sviluppo, ma anche una sostenibile crescita, fossero
automatici, senza prezzi da pagare.
Ma non è tutta demagogia, o lo è in maniera molto parziale. Ciò che manca sono soprattutto le
garanzie, l’informazione, la trasparenza. Per la scarsa credibilità e i ritardi dei pubblici poteri esplodono
il sospetto, l’insicurezza, la sfiducia, la sensazione che su questo piano non ci sia stato progresso, anzi
qualche passo indietro. Quanto ai rifiuti, ci sono progetti e fondi, non gli impianti. Gli agricoltori
vorrebbero una regolamentazione sui pesticidi, che non c’è. Gli imprenditori passano per inquinatori
anche quando (vedi ad esempio la proroga al decreto sulle emissioni in atmosfera da parte degli
impianti industriali) la pubblica amministrazione non ha ancora provveduto a fornire i relativi mezzi
tecnici a un anno dall’entrata in vigore della normativa. Una procedura tipicamente italiana. Chi poi
protesta contro l’elettrodotto, esige soltanto una risposta precisa sulla tutela della salute; quelli che si
oppongono a un certo tracciato del gasdotto sul Grappa hanno dovuto lavorare come degli 007 per
saperne qualcosa di più. Insomma, la gente non accetta più di essere governata a scatola chiusa; prima
di obbedire, pretende informazioni e provvedimenti affidabili. La rivoluzione ambientale sta tutta qui.
Chi non l’ha ancora capito è il vero pazzo.
23 luglio 1989