1989 novembre 15 Non cambia solo un partito
1989 novembre 15 – Non cambia solo un partito
40 giorni fa Gorbaciov e Honecker s’incontrarono a Berlino: fu l’ultima, patetica scena per il leader
comunista tedesco. Disse: «Non cambieremo perché siamo i migliori». Salutò con il pugno chiuso
mentre Gorbaciov se ne guardò bene, limitandosi a un cenno della mano. Quello spezzone televisivo è
già storia. Segna il punto di frana del Sistema: da una parte il Potere cieco che non sente, non vede, non
capisce; dall’altra il realismo di chi si rende drammaticamente conto che, della vecchia «casa
socialista», non sono riciclabili nemmeno i mattoni. In Honecker, il silenzio della ragione; in
Gorbaciov, la forza della disillusione. Mai fallimento ha sprigionato tanta energia, ed è questa che
lievita oggi la mutazione dell’Est, rivoluzionaria più che riformista proprio perché intacca l’essenza del
sistema non tanto le sue modalità. Non sono in discussione le «vie nazionali del comunismo», «i cento
fiori» o i «modelli»: la crisi è del Comunismo in sé. I comunisti italiani non potevano arrivare in ritardo
anche rispetto agli ungheresi. E Achille Occhetto non ha perso tempo. Dicono che è stato coraggioso:
lo è non per aver preso atto della realtà, come consiglia la politica a dispetto dell’ideologia, ma perché
per la prima volta dagli anni ’20 il Pci si gioca la sua stessa storia. Tra il rischio di estinguersi per
fedeltà al vecchio e la paura di lacerarsi per coscienza del nuovo, ha scelto la seconda. Bisogna
riconoscere senza riserve il merito di non essere rimasti prigionieri del sogno. Fase costituente,
congresso straordinario, cambiamento di nome e di simbolo, creazione di «una forza politica
democratica, liberal-occidentale e socialista»: in questa fase, la nuova generazione dei comunisti non
ha bluffato, rifugiandosi in una rifondazione simbolica del partito. Se camminerà fino in fondo su
questa strada, il Pci non sarà più, ma soltanto annullandosi potrà perpetuarsi ben dentro la dialettica di
una democrazia che non di rado ha sfruttato l’inaffidabilità dei comunisti per difendere con i denti
rendite di posizione niente affatto nobili. Sarà un travaglio molto faticoso, che dovrà vedersela con le
mummie dello stalinismo, con lo zoccolo duro dell’ideologia, con i ruderi di antiche complicità di cui
fu campione Palmiro Togliatti. Ma è un’impresa grande: alla fine, non sarà cambiato un partito, sarà
diversa l’Italia.
15 novembre 1989