1989 settembre 10 Meno male
1989 settembre 10 – Meno male
Meno male che c’è «Il Manifesto», quotidiano comunista non del partito comunista, che assieme
all’acqua sporca dello stalinismo non butta nella pattumiera della storia anche Palmiro Togliatti in
blocco, come sta facendo il Pci per risultare contemporaneamente comunista, socialista, laico,
progressista, ambientalista, liberal con la falce e martello della tradizione bolscevica ad uso e consumo
dei neo-capitalisti. Meno male che, mentre il giornale teorico del partito comunista, «Rinascita»,
annuncia che toglierà dalla sua testata la tradizionale scritta «rivista fondata da Palmiro Togliatti», c’è
Antonino Trombadori, comunista, poeta, uomo di partito non di apparati, che denuncia la disinvoltura
di cambiamenti spesso ridotti a cipria. Meno male che c’è il Cicciolino Pannella, come lo chiama l’on.
Ilona Staller, che ha il coraggio di «smontare i vagoni del convoglio-partito affinché la locomotiva
continui a correre», in pratica di dissolvere il gruppo radicale pur di urlare senza calcoli elettorali le
istanze radicali, dalla droga al muro di Berlino. Meno male che c’è il «Sabato», settimanale del
movimento cattolico Comunione e Liberazione, che ha la dignità di uscire con un numero tutto in
bianco per protesta contro un corsivo vaticano dell’Osservatore Romano, che attacca i gesuiti di
Palermo, che non fa una piega di fronte alle pressioni del Vicario di Roma cardinale Poletti,
dimostratosi molto più laico di certi laici pronti a tutto pur di arraffare un po’ di voti ai cattolici.
1Meno male che c’è la voce del Papa quando se ne infischia di ripudiare il capitalismo alla stessa
stregua del comunismo, o la parola come pietra di David Maria Turoldo, o la presenza dell’arcivescovo
di Milano Martini, o la pastorale di una Chiesa sempre meno romana e sempre più in trincea con i
valori dell’uomo contro la nuova barbarie del potere in sé e del denaro in sé. Meno male che c’è un
Oscar Luigi Scalfaro che, di fronte, all’assassino di un democristiano eccellente figlio di eccellenti
segreterie come l’ex-presidente delle Ferrovie Lodovico Ligato, rompe il muro dell’indifferenza, del
ripudio e dell’astensione dichiarando in pieno Consiglio nazionale della dc: «Ligato è nostro, perché fu
nostro deputato e perché a quel posto di responsabilità non c’è arrivato da solo». Meno male che c’è
una grande voce etica come quella di Norberto Bobbio a garantire che il socialismo non sarà quello
dell’ex-ministro e membro in carica della direzione nazionale del Psi Signorile, il quale propose di
combattere le tangenti prendendone pragmaticamente atto, rendendole anzi trasparenti. Meno male che
ci sono filosofi, vedi Massimo Cacciari, che non disdegnano la politica ma la sfidano asserendo che
dentro i partiti oggi «si vive di politica» (affar loro) anziché «vivere per la politica» (bene comune).
Meno male che c’è Indro Montanelli a ricordare per noi tutti che nemmeno la cinica saggezza del
vivere deve esimerci dal diritto-dovere di testimoniare senza trucchi, opportunismi o sottobanchi il
mestiere di giornalista, quando i bari assaltano il potere, l’economia, la borsa, le banche,
l’informazione. Meno male che queste voci ci sono, e non sono sole. Nonostante posizioni tra loro
anche antitetiche, rappresentano il fronte del rifiuto e dell’obiezione; la stecca nel coro, il sasso nello
stagno quando un sacco di gente vorrebbe spartirsi il «malloppo», come lo chiama Giampaolo Pansa,
senza il minimo disturbo al conducente. Gli scomodi, i rompiscatole, persino gli insopportabili sono il
lievito della democrazia oggi che la nostra democrazia deve cambiar aria. Meglio lo scandalo che il
conformismo.
10 settembre 1989