1991 aprile 18 Il Nordest ha qualcosa da dire
1991 aprile 18 – Il Nordest ha qualcosa da dire?
Un parlamentare su dieci è stato eletto nel Nordest. In totale, 106 tra deputati (69) e senatori (37). Nel
Governo, due ministri e otto sottosegretari segnalano una discreta porzione di potere. Noi abbiamo la
nausea di certo localismo che trasforma parlamentari e uomini di governo in tanti elemosinieri, tirati
per la giacca dalla mattina alla sera nei rispettivi collegi elettorali; o che, in parallelo, spinge gli stessi
politici a conservare preferenze e voti a colpi di favori, elargizioni, finanziamenti, intrecci, sottobosco.
Ma crediamo anche che, nel perseguire l’interesse dell’intero Paese, sia legittimo testimoniare la
vitalità e lo stile di una certa area. Nel nostro caso, il Nordest. Ci domandiamo allora se dal Friuli-
Venezia Giulia, dal Trentino-Alto Adige e dal Veneto possano venir fuori una qualche risposta, una
particolare mobilitazione, un contributo originale in questa fase di dissolvimento della politica. La
politica va riformata, non ripudiata; e chi lavora per lo sfascio tende di solito a rendere più agevole
l’affarismo. Sono le regole a garantire i cittadini; la confusione a favorire i clan. Il Nordest ha qualcosa
da dire? Questa è un’area di fortissima autonomia: massima nel Trentino-Alto Adige, speciale in Friuli-
Venezia Giulia, radicata nel Veneto dove da più anni che altrove la spinta al regionalismo è unanime e
dove, non a caso, si organizzò la prima delle Leghe. Qui l’Europa e l’Est sono già da tempo la realtà
dell’economia diffusa, istintivamente portata alla concorrenza e allo scambio quanto affamata di
servizi. Il doroteismo non basta più a spiegare il Veneto. A dispetto della montante disaffezione di
massa, il policentrismo ha almeno rallentato il distacco tra Palazzo e base popolare. Nel Nordest, la
politica si mostra poi in grande movimento: è la più ambientalista d’Italia mentre i socialisti hanno
quasi sovvertito a proprio favore i rapporti di forza con i post-comunisti. In sostanza, quei 106
parlamentari hanno una responsabilità da non sottovalutare. Rifiutare cioè un ruolo da peones, incapaci
di una qualsiasi identità, per farsi interpreti del dinamismo che in qualche modo li ha espressi. Il
Nordest è molto interessato a sapere se i suoi rappresentanti sono degli onorevoli Nessuno oppure se
hanno la dignità di esistere. Non con un’ammucchiata di auspici, ma attraverso una pressione comune.
Che fare da oggi, subito? Nella scomparsa dei riferimenti, qualcuno da qualche parte dovrà pur
cominciare a rispondere.
18 aprile 1991