1991 dicembre 15 Quando non ci si fida più

Testata: GAZZETTINO
Edizione: PG
Pagina: 1
Data: 15/12/1991
Autore: Giorgio Lago
Tipo:
Argomento: AUTOSTRADE, SCANDALI E TRUFFE
Persone: PANDOLFO GIOVANNI – POLITICO DC
Didascalia:
Descrizione:
Titolo: QUANDO NON CI SI FIDA PIÙ
di Giorgio Lago

Non è una sentenza né ancora un rinvio a giudizio; soltanto la richiesta del Pubblico ministero al
giudice per le indagini preliminari. L’Italia pullula di istruttorie da galera a vita, di condanne esemplari
in primo grado, di assoluzioni in appello e di memorabili cancellazioni di processi in Cassazione:
ragion per cui la civile soddisfazione di veder pizzicati presunti ladri e probabili ladroni va sempre
verificata alla fine, secondo i tempi della giustizia italiana. «Il codice Vassalli è tutto a favore di chi
delinque», ci ribadiva un giudice esperto come Giuseppe Alù. consigliere di Corte d’Appello e pretore
di Asolo e Castelfranco, motivando il recente sciopero dei magistrati. Senza contare che il Parlamento
produce da anni un’overdose di legislazione, poco o nulla preoccupandosi di dotare la magistratura dei
mezzi e delle strutture indispensabili per una giustizia tempestiva ed efficiente. Quindi, ci vuole
tanta,… serenissima prudenza processuale anche di fronte a quaranta richieste di rinvio a giudizio con
una quarantina di imputazioni che vanno dall’associazione per delinquere alla corruzione, dalla
concussione ai reati tributari. Ma gli undici volumi d’accusa del Pm veronese rappresentano già uno
spaccato da antologia di carriere democristiane alla Pandolfo; di consigli d’amministrazione di
un’autostrada rigorosamente lottizzati tra città , partiti (anche l’ex Pci) e correnti di partito (Dc e Psi);
di portaborse, funzionari da mazzetta e fascinose intrallazzatrici; di denaro pubblico buttato al vento; di
lavori che non finiscono mai rigenerando all’infinito la cuccagna degli appalti e dei subappalti, delle
forniture e della lievitazione dei costi, sui quali si fonda l’istituto delle tangente. Questo spaccato ci
deve interessare ancor più della vicenda giudiziaria, perché qui prendono corpo il rancore, la sfiducia,
l’insofferenza dell’opinione pubblica. L’autostrada Serenissima diventa simbolo del cinismo con il
quale si gestisce la cosa pubblica: un percorso di guerra, forse la strada più pericolosa d’Italia, che
mette insieme inefficienza e spreco, corruttela e potere. Ieri a Padova, il ministro del Lavoro, Marini,
ha denunciato con passione: «Il nostro Paese ha fame di modernizzazione, ma la politica arranca».
Finché arranca e ruba, finché non ricupera i connotati della responsabilità, nessuno avrà il diritto di

impartire lezioni ad alcuno, né sulle picconate, né sulle Leghe, né sui referendum, né sulla protesta.
Come può esserci consenso se non ci si fida?
dicembre 1991