1991 ottobre 20 Sciopero si farà

Testata: GAZZETTINO
Edizione: PG
Pagina: 1
Data: 20/10/1991
Autore: Giorgio Lago
Tipo:
Argomento: BILANCIO DELLO STATO, SCIOPERI – ITALIA, ECONOMIA, TRIBUTI
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Titolo: SCIOPERO SI FARÀ
di Giorgio Lago
Un atteggiamento abbastanza diffuso porta a queste conclusioni. Lo sciopero generale contro la legge
finanziaria? Non serve a nulla. I referendum? Non risolvono i problemi. La protesta delle Regioni? Non
andrà lontano perché lo Stato non ha più una lira. I due estremi si toccano. Nel senso che tale diagnosi
sta benissimo tanto a chi ha la nausea della politica quanto a chi detiene saldamente il potere. Se
proprio nulla servisse a riformare il nostro sistema, chi ne gode continuerebbe comodamente a goderne.
La rassegnazione, la sfiducia, il qualunquismo sono gli autentici puntelli delle oligarchie. In ostaggio di
una casta partitocratica e di tre/quattro potentati economici, questo Paese paga una paralisi a dir poco
contro natura: perché l’Italia degli anni ’90, dalla Puglia alla Lombardia, dall’Abruzzo al Nordest, si
caratterizza invece per l’imprenditorialità diffusa, per le specificità culturali, per le attese locali che il
servizio pubblico non riesce più a raggiungere. Come si fa a sostenere che lo sciopero generale di
martedì è sbagliato quando il nuovo comandante della Guardia di Finanza denuncia che il sistema
fiscale è «malato» perché troppo garantista, che per una controversia sono necessari 10 anni, che il caos
delle leggi toglie ogni certezza ai tributi, che duecentomila miliardi risultano o «sommersi» o
«sconosciuti al fisco»? Come si fa a boicottare i referendum quando soltanto Giulio Andreotti finge di
non vedere che né il suo Governo né il Parlamento né i partiti riescono a varare una sola riforma?
Come si fa a chiedere agli italiani di non farsi irretire dallo «sfascismo» delle Leghe quando le Regioni
più avanzate vengono trattate a pesci in faccia con il risultato di premiare le Regioni che se ne fregano
dei rendiconti poiché, alla responsabilità dell’autonomia impositiva, preferiscono di gran lunga uno
Stato elemosiniere? La risposta è una sola: bisogna preparare le elezioni politiche a muso duro, senza
riguardi per le formalità, e imprenditori contro lo Stato delle oligarchie, dei favori e dell’immobilismo.
Da soli i referendum non risolvono tutto, ma gli spezzoni migliori dei partiti si stanno finalmente
rendendo conto che «star fermi è peggio». Le Regioni non attaccano uno Stato efficiente, minacciano
soltanto la sua caricatura centralista. Oggi servono spallate istituzionali. E il Nordest dovrà essere in
prima linea: contro il politicume, per l’amministrazione.
ottobre 1991