1992 agosto 28 E Amato?
1992 agosto 28 – E Amato?
La strategia almeno è chiara. Non potendo eludere i contenuti dell’inchiesta, si prova a delegittimare
personalmente chi l’ha avviata sei mesi fa. Interessi giganteschi di potere e denaro sono in gioco. Per
salvarsi, il regime impiega qualsiasi mezzo.
L’unanimità della segreteria del Psi trasforma per la prima volta l’attacco al giudice Di Pietro da
iniziativa di Craxi a scelta di partito. Ma quale potrà mai essere il “poker” in mano al Psi?
Per rispetto all’intelligenza e al senso politico di un’affollata segreteria, preferiamo escludere che
l’attacco al giudice Di Pietro nasconda giochi da bulli e pupe o “questioni di donne” per usare la
sorridente battuta dello stesso giudice milanese alle prime insinuazioni del Psi. Immaginare che la
privacy possa indebolire o inquinare l’inchiesta di un pool di ferratissimi magistrati che hanno
raccolto la più cospicua mole di testimonianze della storia penale italiana, sarebbe semplicemente
ridicolo. Un vero e proprio autogol agli occhi dell’opinione pubblica.
Finchè le allusioni e gli avvertimenti resteranno come ora sospesi nel vuoto, non rimane che la pista,
per così dire, politica. Il Psi cerca forse di dire che Di Pietro non è un “eroe” nello smantellamento
del sistema che intreccia politica e affari, perché anch’egli non potrebbe dichiararsi fuori dalla
frequentazione del mondo dei partiti a Milano?
Lo scorso 18 agosto, notammo ad esempio una curiosa coincidenza sull’”Avanti”, organo del Psi.
Quel giorno Bettino Craxi scrisse l’articolo di fondo (Un’occasione storica) che celebrava i 100 anni
di una gloriosa tradizione italiana, la nascita del Partito Socialista. A pagina 15 – nell’ambito di
un’intervista sulla non innocenza dell’intera società civile italiana di fronte alla corruzione – il prof.
Franco Cardini non risparmiò vecchie e nuove perplessità sul conto della magistratura affermando fra
l’altro: “E’ tutto questo che mi fa dubitare, in fondo, che davanti ad un’ondata di arresti per le tangenti
si sia mossa un’operazione che potrebbe nascondere di tutto, ance una sorta di “guerra per bande”. Il
prof. Cardini tiene una brillante rubrica sul settimanale di Comunione e Liberazione, il “Sabato”, che
fa capo a Vittorio Sbardella e che ha da poco interrotto bruscamente il riferimento politico a Giulio
Andreotti.
“Guerra per bande”. S’intende forse collegare Di Pietro a un qualunque gruppo politico per
accreditare la tesi della persecuzione anti-socialista, fin dallo scorso febbraio nella delicatissima fase
che precedette le elezioni politiche del 5 aprile e la successiva elezione del Capo dello Stato? Se
questo fosse l’obiettivo, il Psi imboccherebbe un’altra strada disperata, squalificante e senza uscita.
Perché niente e nessun potrà cancellare ciò che cinque magistrati in pool, a cominciare da Di Pietro,
hanno acquisito agli atti, sia sul piano penale che su quello politico senza torture, confortati dal
Tribunale della libertà e dalla Cassazione. Chi si illude del contrario dimostra ancora una volta di
aver perso qualsiasi contatto con la realtà italiana.
Ma c’è un altro grave aspetto della questione. Alla riunione della segreteria del Psi ha partecipato
anche il Presidente del Consiglio; ebbene, è impensabile che Amato, nel suo ruolo istituzionale,
anteponga la ragion di partito a quella di Stato lasciando che un magistrato, cui la Repubblica dovrà
per sempre gratitudine, resti ancora esposto a insinuazioni e a fantasmi tutt’ora imprecisati.
Da Milano a Venezia, e piano piano in tutta Italia, un sistema senza decenza si sente alle corde e
reagisce con brutalità contestando non tanto le accuse ma lo stesso diritto di processare a norma di
codice la partitocrazia delle tangenti. Non è questo un momento di ordinaria amministrazione: Amato
dovrebbe saperlo prima di tutti. Un Governo non può giocare a “poker” contro un giudice.
Mai.