1992 agosto 7 L’ospizio inguaia Creuso

1992 agosto 7 – L’ospizio inguaia Creuso

Stiamo procedendo per traumi. Quello politico: il risultato del 5 aprile. Quello giudiziario
l’inchiesta sulle tangenti. Quello mafioso: l’eliminazione di Falcone e Borsellino. Quello
economico: lo sfascio della finanza pubblica che il professor Bruno Visentini ha definito una bomba
che può far saltare tutto”. Tutto, persino la democrazia.
Ne viene fuori una stranissima miscela, mai prima sperimentata. Di angoscia e indignazione, di
sfiducia e di responsabilità, di pessimismo e di speranza. Gli indizi sembrano tutti contro di noi ma
non bastano a provare che falliremo e che, alla fine, se la caveranno ancora una volta i pirati della
politica.
Siamo arrivati ad un paradosso tutto italiano: il Paese è così disorientato che un Governo debole può
prendere misure forti. Dalla scala mobile al decreto anti-mafia, la maggioranza più delegittimata
degli ultimi vent’anni ha potuto ciò che Andreotti non avrebbe mai tentato.
Quel cumulo di traumi, alcuni finalmente liberatori (il 5 aprile e le inchieste dei giudici) altri
metastasi del sistema (la mafia e la bancarotta dello Stato), ha messo l’Italia con le spalle al muro.
Fino all’altro ieri, Andreotti recitava battutine sul ponte del Titanic; oggi, tocca in destino al “dottor
sottile” Amato di andare per le spicce.
La realtà nuda e cruda ha ripreso il sopravvento; l’opinione pubblica ha fatto il resto. Siamo appena
agli inizi; le resistenze sono ancora rabbiose; l’impotenza del sistema tocca punte impressionanti.
Ma non è più tutta palude.
Sono aumentate, soprattutto al Nord, le denunce contro amministratori pubblici. La gente prende
coraggio, si fida un po’ più della giustizia. Se esiste una vecchia politica, esiste anche una vecchia
imprenditoria che ha lucrato assieme a quella, accettando la corruzione degli affari pubblici come
fisiologia del sistema. Proprio i giovani imprenditori non ne vogliono più sapere; hanno capito che
l’illegalità chiama illegalità. Che, come sostiene il procuratore aggiunto della Repubblica di Milano,
D’Ambrosio, “la mafia e la corruzione sono due mali che vanno contrastati contemporaneamente”.
Soltanto i partiti restano immobili, senza slancio, fuori dalla storia. Ma anche questo è forse un
bene; quei partiti, quei leader, quegli apparati, quei bilanci occulti come potrebbero rifondare la
Repubblica? Nuove aggregazioni incalzano, nuovi partiti, nuove fabbriche di democrazia, nuovi
ideali.
Servono altre spallate di libertà, di rigore, di efficienza. Ma non prendiamoci in giro. Sarà un
processo durissimo.