1992 agosto 9 Veneto, il grande vuoto politico
1992 agosto 9 – Veneto, il grande vuoto politico
Impressionante il vuoto politico che ha colpito Veneto, dopo il 5 aprile e la strage giudiziaria. Un
autentico colpo di spugna sul potere. E non è nemmeno finita. Quando la protesta, finora politica, si
esprimerà nel voto amministrativo, altre centinaia di persone perderanno il posto in Regione, nelle
Province, nei Comuni. La ineluttabile espulsione della partitocrazia dall’economia e dalla gestione farà
il resto. Siamo del tutto d’accordo con Spadolini quando, in un’intervista al «Corriere», consiglia di
«distinguere tra stato democratico e partitocrazia, che è il suo contrario». Su tale distinzione poggia
anzi la formazione di una nuova classe dirigente, oggi necessaria come il pane dal momento che i vuoti
sono altrettanto nefasti degli abusi di potere. Ma è questa l’Italia giusta, coerente. La più tormentata e la
più rinnovabile, il laboratorio. Questa Milano a gambe aperte, come nella canzone di Lucio Dalla;
questa Padova sfatta di credibilità; questo Veneto che irride i suoi presunti Dogi e che, con sincera pena
intellettuale, scopre che chi più poteva meno ne rispondeva e che anche le idee migliori si
accompagnavano al peggior affarismo. Da questa Italia che azzera se stessa si potrà ripartire. Perché
qui il referendum di Segni e la protesta hanno favorito il riformismo di massa; perché qui le inchieste
dei giudici spogliano di affidabilità i signori del 5%. Quel 5% elevato a sistema diventa un furto di
democrazia, questo è il punto. «Più che i soldi, ci hanno rubato il partito» ha amaramente concluso un
iscritto al Psi di Milano. I reati penali mostrano in controluce la violenza usata alle regole del consenso.
Ha messo a verbale Matteo Carriera, socialista-chiave dello scandalo milanese: «Con i proventi
derivanti dalle tangenti io ad esempio controllavo un pacchetto di voti che mettevo a disposizione di
coloro che il mio referente Carlo Tognoli mi indicava di volta in volta». Non può spaventare il vuoto
lasciato da un sistema come questo; va preso come la prima pietra, un male necessario, la premessa
della svolta. Beninteso, la pretesa di monopolizzare il rinnovamento non regge. Proprio il caso-Veneto
segnala già che, dopo il panico e lo sbandamento, un ricchissimo sottosuolo emerge dalla società, dai
movimenti, dagli stessi partiti. Sia pure faticosamente, parzialmente, contraddittoriamente, anche il
governo Amato sta a dimostrare che ci sono ancora facce presentabili e decisioni possibili. Si può; in
politica si può sempre.
9 agosto 1992