1992 dicembre 16 Ligresti
1992 dicembre 16 – Ligresti
Non è un avviso di garanzia come tanti altri. Con i Ligresti e con le imprese del gruppo Fiat,
l’inchiesta “Mani Pulite” aveva raggiunto il massimo livello degli appalti; con Bettino Craxi arriva
l’ultimo gradino del potere politico.
Craxi è stato presidente del Consiglio; ha puntato al Quirinale; è segretario del partito che esprime
l’attuale capo del governo; ha rivendicato per anni il monopolio del riformismo socialista. No, non è
un politico qualunque.
Anche per questo il suo irresistibile declino assume i contorni del dramma, insieme istituzionale e
personale: davvero la caduta degli dei.
Un’atmosfera cupa, refrattaria ad ogni autentica assunzione di responsabilità. Sì, è vero, Craxi ha
dichiarato di farsi moralmente carico dei 16 anni di segreteria, ma ha aggiunto subito dopo di non
aver mai “partecipato in nessuna forma all’amministrazione del partito e, nella maggior parte dei casi,
di non averne nemmeno una conoscenza indiretta”!
Può un normale cittadino di questa Repubblica credere che un leader come Craxi non sappia nulla di
nulla dei fondi al Psi?
No, non può crederlo neanche sotto tortura. Ed è veramente infame, per usare un aggettivo caro a
Craxi, che, sotto sotto, si tenda a scaricare il finanziamento occulto sui segretari amministrativi, i
Balzamo o i Citaristi di turno, fedeli esecutori dei segretari politici. Al momento della verità, quando
i giudici emettono gli avvisi di garanzia, la reazione continua ad essere sempre la stessa: un complotto,
un’aggressione, una persecuzione contro uomini candidi come gigli, all’oscuro di tutto.
E’terribile la distanza che si coglie oggi tra alcune carriere di primissimo livello e la pochezza del
loro crepuscolo. Come se di colpo avessero smarrito qualsiasi contatto con la realtà; non sanno
nemmeno cadere in piedi e finiscono per trascinare con sé il destino di interi partiti che pur
appartengono alla coscienza collettiva del nostro Paese.
E meno male che i giudici di Milano hanno avuto la prudenza di tenere l’avviso di garanzia per
qualche giorno nel cassetto, evitando di consegnare a Craxi l’ennesimo alibi per l’ennesima sconfitta
elettorale. Un gesto di responsabilità che nei fatti aiuta i socialisti italiani a uscire dall’inganno.
Ma Bettino Craxi non appartiene soltanto al Psi: anche questo sarebbe un inganno. Soprattutto da ieri
Craxi incarna la fine di una grande ipocrisia.
Quella secondo cui potremmo guarire i partiti, la democrazia, noi stessi, partendo dai vecchi vizi.
Anzi, reati.