1992 dicembre 4 Nessuna amnistia

1992 dicembre 4 – Nessuna amnistia

I giudici non si possono fermare. Soltanto qualche mese fa uno dei grandi manager degli appalti
inquinati, Alberto Mario Zamorani, previde che per le tangenti sarebbero andate in galera almeno
mille persone. Non si sbagliava, può andare avanti per dieci anni, aggiunge il pm Antono Di Pietro.
La ragione è semplicissima. Sotto processo va un intero sistema, dunque un’illegalità diffusa, che si
moltiplica in maniera abnorme dove vanno le leve del potere, dai lavori pubblici alle commesse, dalle
forniture agli aiuti al terzo mondo. Nessuno ha mai riflettuto abbastanza sul caso del partito
Socialdemocratico, che pur ebbe nel dopoguerra il merito politico di preservare il germe riformista
del socialismo europeo.
Uno dopo l’altro, tre segretari di partito, tutti e tre ministri, sono stati dentro fino al collo nelle tangenti
e nella corruzione. Mario Tanassi, condannato i via definitiva; Pietro Longo, condannato in via
definitiva; Franco Nicolazzi che attende la sentenza per venerdì prossimo dopo che il pm ha chiesto
otto anni di carcere.
Profeticamente, Nicolazzi ottenne due miliardi su un lotto di lavori per la costruzione di prigioni!
Non ha negato; ha spiegato che i soldi erano finiti nelle casse del suo partito, il Psdi.
Questo sistema di potere è abituato ad arraffare da anni. Non hanno mai sofferto casi di coscienza,
anzi si sono confezionati su misura un codice secondo il quale sottrarre denaro pubblico per finanziare
partiti, correnti, boss, parassiti, portaborse e tirapiedi, non costituisce reato.
Si spiega così l’ambiguità di politici e amministratori anche perbene. I quali, non avendo rubato,
hanno tuttavia avuto il torto di non porsi mai domande. Si sono girati dall’altra parte, non hanno
voluto mettere le mani in pasta, hanno creduto di avere le carte in regola perché altri facevano il
lavoro sporco per la causa comune. La chiave del caso-Padova forse si può leggere così e turba a tal
punto da consigliare il ricorso a nuove elezioni, per ripartire da zero.
La magistratura sta finalmente portando alla luce quanto già sapevamo, al Nord come al Sud. Veri
filibustieri sono coloro che si stupiscono dell’abbraccio tra mafia e politica, della corruzione
dell’economia pubblica, degli ingiustificati arricchimenti. Da quanti anni sono il nostro pane
quotidiano?
Sarà bene ricordare che il finanziamento pubblico ai partiti, vale a dire a carico dei contribuenti, fu
introdotto dopo lo scandalo dei petroli. Con quella legge i partiti garantirono la gestione sobria e
rigorosa di una funzione essenziale per la democrazia.
Ingannarono sè stessi e gli italiani. Hanno fatto pagare al Paese sia i soldi palesi che occulti. Lo stesso
governo Amato accolla ora ai contribuenti decine e decine di miliardi all’anno per i quotidiani di
partito che, con la lodevole eccezione de “L’Unità”, sono letteralmente clandestini.
Stiamo vivendo un dramma nazionale, non una telenovela. Ma nemmeno gli sconvolgenti casi umani,
sui quali conviene meditare senza sciacallaggi o isterie, debbono indebolire la domanda di legalità.
Nessuna amnistia può passare.