1992 febbraio 24 Quanto è bello corrompere nel Paese del successo

1992 febbraio 24 – Quanto è bello corrompere nel Paese del successo

Il Paese più efficiente, laborioso e tecnologico, è anche il più corrotto; certi scandali finanziari
scuotono il Giappone fin dal livello più alto della politica & degli affari. Il codice penale tedesco non
considera reato la corruzione di un parlamentare nell’esercizio delle sue funzioni, ma la Germania si
sta chiedendo se non sia il caso di prendere qualche iniziativa visto il dilagare delle bustarelle: il
presidente della Siemens è nei guai per appalti gonfiati a dismisura da funzionari pubblici dalla
tangente facile e lucrosa. Da Monaco a Francoforte, proprio in questi giorni, gli inquirenti parlano di
fenomeni di tipo “mafioso” e di “metastasi”, di “corruzione immanente al sistema” soprattutto
nell’edilizia. Sia pure con i parametri del sottosviluppo, lontano dall’onnipotenza dello yen o del
marco, la caduta del comunismo ha svelato fino in fondo la corruttela della nomenklatura. Certe
denunce di Gorbaciov restano memorabili, e il padre della perestrojka – dopo aver versato in
beneficenza alcuni cospicui premi internazionali in dollari – vive oggi in un modesto appartamento
percependo uno stipendio pari alla busta paga di un operaio di Marghera.
Tutto il mondo è paese. Verissimo che potere e denaro si attraggono fatalmente; falso che tutti i
politici, grandi o mediocri non fa differenza, siano pronti a vendersi, a taglieggiare, a ricattare, a
imporre mazzette dal 5% al 10%. Le caricature della realtà non aiutano a migliorare la situazione;
anzi, il fare di ogni erba un fascio travolge gli onesti e favorisce la mimetizzazione dei ladri veri.
E non nascondiamoci scaricando la questione tuta sul Palazzo. Quasi sempre i politici, funzionari o
imprese che colludono, altro non sono che le maschere di una cultura che al denaro ha sacrificato e
piegato ogni ideale (è ancora lecito usare tale sostantivo?). L’Italia insegna.
L’assassino di Verona, con i suoi altrettanto giovani complici, ha martirizzato padre e madre per
narcisismo da denaro: i soldi di casa, tutti e subito, gli sarebbero serviti per sentirsi leader, figo,
realizzato. Prima dello psicologo, lo aveva intuito da profeta padre Turoldo scrivendo che su questa
stessa pagina che, forse, quei ragazzi di Montecchia rappresentavano l’esternazione di un valore
medio della società opulenta. Una nuova razza pura, di quei puri che si esimono in partenza dal
fastidio di riconoscere l’altro.
E’ una polvere che gira nell’aria, anche senza forzature tragiche. Il mensile “Prospettive nel mondo”
ha chiesto a 643 ragazzini dai nove ai tredici anni quale fosse il personaggio che amano di più. La
maggioranza ha risposto Silvio Berlusconi “perché è ricco sfondato e possiede e televisioni”. Niente
di male, per carità, ma segnala qualcosa di abnorme per lo meno nella comunicazione del modello:
successo più messaggio del successo; il mezzo e il fine che finalmente coincidono azzerando secoli
di patetica filosofia.
In fondo, dovremmo essere grati anche a quel manager socialista di Milano che si è fatto filmare con
la tangente in mano e sequestrare una decina di miliardi in Bot intestati alla mamma. Amministrando
un’opera pia destinata ai vecchi e agli orfani, ha dimostrato che le vie del denaro sono davvero
infinite. E ha chiarito una volta per tutte perché gli apparati della partitocrazia si contendano con il
coltello sotto la scrivania anche l’ultimo sgabello di potere o di sottogoverno. Purché fornito dalla
voce “entrate”.