1992 febbraio 7 Contro il nulla
1992 febbraio 7 – Contro il nulla
Con Davi Maria Turoldo è morta una parabola, la predicazione attraverso gli esempi. Nel tempo
dell’affabulazione si spegne una parola senza tempo.
La sua arma era la purezza d’animo. Con la poesia resisteva al pensiero debole della modernità; la
fede gli scottava dentro come la lava. A volte, non sembrava un uomo di Chiesa; soltanto un uomo
consegnatosi a Dio. “Servo” come imponeva il suo ordine.
Da quando scoprì di avere il cancro, moltiplicò gli impegni, sfruttò fino all’ultimo briciolo di energia.
Alto, forte, di terra friulana e di cultura contadina, coltivava gli ultimissimi anni e giorni e ore come
un fiore tenace. “I medici mi raccomandano di reagire a tutti i costi – confidava la settimana scorsa –
ma non so fino a quando la vita mi lascerà fare”.
Era un uomo contro.
Contro il Nulla. Contro il consumo, per la sobrietà; contro lo spreco degli ideali, per la fedeltà; contro
il rumore degli interessi, per il silenzio dello spirito.
Se la prendeva anche con Dio, accusato di diserzione dal mondo. Era un prete in cui ribolliva
l’angoscia della solitudine laica.
Non ebbe mai un dubbio con chi stare: dalla parte dei disperati, dei perdenti, dei nuovi ultimi lasciati
ai margini della società del benessere.
Non lo capivano tutti. E spesso non gli perdonavano di intuire prima perché poeta, profeta, utopista
e servo del suo Dio: con il Muro di Berlino si era arreso un mito di dominio, ma nemmeno l’Occidente
poteva chiamarsi cristiano.
Il confort dei benpensanti evita appena può il Cristo di Turoldo. Che scompagina e aggredisce con la
violenza dell’amore il Nulla senza amore.
Un giorno, disteso sul letto di ospedale, ci raccontò della confessione di un ragazzo di chissà dove: “
Mi diceva – rivelò Turoldo con quella voce ieratica – di godere della febbre del padre, di essere felice
quando lo sentiva star male. Questo ragazzo si è poi liberato dal suo gorgo interiore, ma io mi sono
sempre chiesto se i ragazzi non abbiano che la colpa di estremizzare i nostri modelli”.
David Maria Turoldo sapeva spogliare il Potere. Usava l’infinito per tirare i “grandi della Terra” giù
dal trono. Non si curava di spaccare le coscienze e di suscitare la tempesta nel cuore; era un
guerrigliero di Dio, non un catechista.
Quando ha voluto e potuto, si è testimoniato su queste nostre pagine. Nessuno potrà più sostituirlo,
mai.