1992 febbraio 9 LItalia dello stupore

1992 febbraio 9 – L’Italia dello stupore

E’diventata l’Italia dello stupore. Una volta ci si scandalizzava, adesso ci si stupisce; tutto sta
diventando più ipocrita. Sembriamo nati ieri, perennemente sorpresi dai fatti; per non parlare della
Storia, che sbarca sulle prime pagine come se giungesse di colpo da remote galassie e non da una
memoria che almeno le persone in buona fede conservano intatta.
Non per nulla un osservatore amaro come Saverio Vertone ha dedicato l’ultimo libro al “grande
manicomio che è il sistema politico” in Italia. E ieri, su “Repubblica”, Alberto Cavallari commentava
così il caso Togliatti: “Ci agghiaccia soprattutto la commedia di chi finge di non sapere che questo
secolo è stato tragico e recita adesso la scoperta dell’ombrello per ogni documento ritrovato”.
Nessuno, né i post-comunisti né gli anticomunisti, ha preso confidenza con il mondo del dopo Muro.
Ci si affanna a dimostrare il già dimostrato, ma non si trova ancora il coraggio di svuotare i cassetti
dei dossier, dei tabù, delle viltà e delle paure, per raggiungere un nuovo livello di libertà non per
sfruttare le ultime scorte di propaganda.
Ma forse era inevitabile che ciò accadesse, perché soltanto ora l’Italia abbandona lo schema
ideologico. Prima con il fascismo poi con la democrazia bloccata dal “fattore comunismo”, il nostro
Paese ha una tradizione e un’idea debolissime del ricambio di potere e di governo.
Non inganni nemmeno la frammentazione quasi parossistica di oggi: il sistema resta rigido,
conservatore, resistente alle riforme. Gioca sul passato anche per sfuggire alla realtà.
L’opinione pubblica vorrebbe che il ceto politico si occupasse urgentemente e a tempo pieno soltanto
dei problemi reali, ma in questa fase della vita italiana anche i meglio intenzionati non ce la fanno
più. Un po’ perché incalzati da un progresso che sgretola giorno per giorno 40 anni di equilibri; e
soprattutto perché è al collasso l’idea stessa di partito, cioè il solo strumento finora disponibile,
padrone del Parlamento e dei ministri. Nessuno scherza quando parla di partito referendario, di lega
nazionale, di partito degli onesti, di patto trasversale o di movimento del volontariato. E’ la prova di
un travaglio preliminare che andrà ben oltre il 5 aprile. Chi riuscirà più a governare l’economia e la
società finché non sapremo né leggere la Storia né rifondare la politica?