1992 gennaio 19 Ma è ancora possibile l’onestà?
1992 gennaio 19 – Ma è ancora possibile l’onestà?
Ma oggi si può parlare di onestà in politica?
Noi non crediamo al “partito degli onesti” che già Norberto Bobbio definì una “truffa reazionaria”.
Noi crediamo nell’appello degli onesti, che è tutt’altra faccenda.
Non si può fondare un partito politico su una virtù, nemmeno se si tratta dell’etica. Nelle democrazie
occidentali, che poi sono le uniche ad offrire un modello per quanto imperfetto, i partiti esistono per
catalizzare il voto popolare attorno a programmi, opzioni, proposte di governo, scelte. L’onestà è
invece un valore pre-politico e pluralistico; dovrebbe valere quanto una patente: senza patente non si
guida il consenso.
Va anche sgomberato il campo da un paio di luoghi comuni, tanto approssimativi quanto inveterati.
Nessun partito può onestamente rivendicare il monopolio dell’etica anche se la Storia ci suggerisce
che le tentazioni di chi esercita il potere si moltiplicano rispetto a quelle di chi, stando ad esempio
all’opposizione, dispone di leve e di risorse molto marginali.
E non è nemmeno vero che i partiti, di per sé, quasi geneticamente, rappresentino un veicolo di
corruzione o, peggio ancora, che tutti i politici siano predestinati ad avere l’unto addosso. Equazioni
di questo tipo fioriscono nel letame qualunquistico di chi non ha mai veramente accettato né ama la
pazienza della democrazia, sognando ora gli uomini della provvidenza (da destra) ora le rivoluzioni
proletarie (da sinistra) ora le oligarchie (del denaro) ora i populismi anti sistema (la protesta allo stato
puro).
Qualche millennio fa, i cinesi pronosticavano sfortuna ai dignitari arroganti. Nell’attuale panorama,
ci coglie una qualche perplessità di fronte a quella antica massima dato che arroganza e fortuna
sembrano troppo spesso aderire in politica come sorelle siamesi. Ma anche qui le generalizzazioni
portano fuori strada: pericolo questo che non ci possiamo assolutamente permettere nel momento in
cui un voto molto difficile e però straordinariamente libero ci consentirà fra due mesi di preferire
candidati presentabili, affidabili, riformisti. Cioè di non rinunciare all’unico potere che conserviamo
come cittadini.
Stiamo vivendo in un grande laboratorio, nel quale le vecchie formule vanno verificate da capo, senza
temere il futuro, con onestà intellettuale. E’riduttivo far coincidere l’etica della politica con il
contenimento della corruzione in misura fisiologica; serve qualcosa di più, la restaurazione di un
nuovo standard nel senso dello Stato. Senza questo preambolo, tutto diventa moralismo, sconfitta
,rassegnazione al tanto peggio.
Se ideali, ideologie, valori non tengono più, riaccordiamoci almeno su una convenzione: lo Stato è la
comunità, siamo noi, è nostro, non cosa loro o di nessuno.