1992 gennaio 26 Chi ha paura del voto

1992 gennaio 26 – Chi ha paura del voto

C’è sfascio e sfascio. Quello che stiamo vivendo in Italia non aggredisce la democrazia, anzi; esprime
una carica dirompente di passione per la Politica. Intesa come progetto non come affare.
Chi ha il terrore delle elezioni di aprile dà l’impressione di considerare gli Italiani un popolo di
psicolabili, esposti ad ogni suggestione, mai definitivamente cresciuti, inadatti a darsi una bussola nei
momenti in cui il ceto politico non sa più offrire l’orientamento. Più sente sfuggirgli di mano il
consenso, più il Palazzo si autoconvince di essere incompreso e scarica sull’opinione pubblica la
colpa della protesta.
Se potesse, rinvierebbe il voto; la partitocrazia farebbe carte false per evitare l’appello agli elettori. E
questo è un ulteriore grave errore, che svela la paura di libertà, il disagio del cambiamento. Oggi il
pessimismo è conservatore, l’ottimismo progressista.
Proprio perchè abbiamo toccato il fondo dello sfascio istituzionale; proprio perché tutto quanto poteva
essere detto lo abbiamo ascoltato fino all’ultimo insulto, mai come oggi sentiamo forte il bisogno di
ricostruire. Non avendo un De Gaulle da richiamare in servizio come fece la Francia, le nuove regole
dobbiamo darcele da soli, favorendo con puntiglio le riforme, colpo su colpo, voto su voto.
Da decenni la democrazia bloccata dal “fattore comunismo” ha alimentato voti carichi di
condizionamenti e di emergenze. Ora si tratta di non disperdere il voto; ora di fare diga contro il
totalitarismo; ora di impedire il sorpasso da parte di una sinistra inaffidabile; ora di drammatizzare la
cosiddetta unità dei cattolici; ora di optare per il male minore a dispetto degli uomini e dei programmi.
Tutto ciò sparisce all’orizzonte, cancellando di colpo gli alibi della paura. La convinzione ucciderà
l’abitudine, il ragionamento peserà più del conformismo. Poiché finalmente libero, il consenso
misurerà per la prima volta i partiti, oggi allo scoperto mentre sta per nascere una democrazia matura.
Avendo dimenticato le riforme, matureremo per traumi. Forse, voteremo più volte, a distanza
ravvicinata per assorbire lo choc della protesta. Sarà una strada aspra, ma non vietata ai politici, partiti
ed elettori coraggiosi.
E se invece di disperderci, ci preparassimo seriamente a scegliere gente seria, con tanto di nome e
cognome?