1992 gennaio 7 Strage mancata. È un miracolo
1992 gennaio 7 – Strage mancata E’ un miracolo
1991: tre carabinieri ammazzati. 1992: un poliziotto massacrato assieme alla moglie. Ieri come oggi,
il fantasma della Uno bianca e uno Stato che implora se stesso. Di Epifania in Epifania, senza
cambiare un solo titolo in prima pagina; i miliardi della lotteria e gli agguati del crimine. Con
l’aggiunta di un treno stracarico che sfugge a una bomba e con il riapparire della falange armata.
Passiamo istericamente da un estremo all’altro. Il primo: lo Stato non si vede, assiste, presenzia solo
ai funerali, scoordina la risposta, tollera la collusione di spezzoni di politica, abbandona i Libero
Grassi, subisce i sequestri, smobilita alti commissari e pool anti-mafia. Il secondo: non servono leggi
eccezionali, misure speciali, militarizzazione di 3/4 regioni, dato che – parola di Andreotti e Scotti –
basta applicare le norme vigenti per restaurare Stato e sicurezza.
Quanti stomaci delicati! In Italia la criminalità organizzata non rientra certamente nei limiti fisiologici
di una società per quanto urbanizzata e disumanizzata, eppure ci si ostina a trattarla in guanti bianchi.
Non erano forse eccezionali alcune norme emanate su misura per combattere il terrorismo delle Br?
Non furono eccezionali il pentitismo, il perdonismo, tutta una serie di vergogne giudiziarie che lo
Stato dovette legittimare anche a costo di violentare il comune senso di giustizia, pur di sconfiggere
una eversione di straordinaria pericolosità?
Senza strumenti altrettanto mirati, lo Stato non riuscirà mai a prevalere sull’anti-Stato. Anche perché
la serafica compostezza di Andreotti e Scotti trascura due realtà incontestabili. Prima al mondo per
produzione legislativa, l’Italia è all’avanguardia anche per gli impedimenti che la macchina della
giustizia deve subire nell’applicazione di quelle leggi. Inoltre, il nuovo codice di procedura penale
annaspa proprio alle prese con la grande criminalità. Ha scritto su “Repubblica” il giudice Felice
Casson : “Tutte le speranze suscitate dalla sua entrata in vigore si sono venute dissolvendo alla prova
dei fatti”.
Abbiamo a che fare con un fenomeno che uccide e corrompe, di capitali e di sangue, che segna la
sconfitta di intere popolazioni alle quali la paura impone un aut aut da lasciar sempre più sgomenti:
o mettersi omertosamente dalla parte del crimine o rifugiarsi nel surrogato del clientelismo politico.
Nell’uno come nell’altro, cercare una protezione, non il diritto; un padrino, non lo Stato.
Questo è il vero “suicidio” denunciato dallo stesso Cossiga a Lamezia Terme, scuotendo gli stomaci
delicati dello status quo.