1992 giugno 11 Uomini come Segni e Ciampi
1992 giugno 11 – Uomini come Segni e Ciampi
Al confronto, i dinosauri sono gazzelle. I grandi partiti non ce la fanno più; sprofondati da decenni
sul sofà della partitocrazia, appaiono immobili, incapaci di reagire. L’opinione pubblica li vorrebbe
rapidamente rifondati e pronti a restaurare lo spirito della Costituzione, ma la lezione prima del
referendum poi del 5 aprile li ha lasciati ancora senza iniziativa.
Un bel dramma per Scalfaro e per tutti noi. Scalfaro fu eletto presidente al di fuori di qualsiasi accordo
politico, sulle macerie tanto del quadripartito quanto della sinistra. Alla sua scelta si giunse con un
voto da Sos istituzionale.
Lo schema non è naturalmente cambiato in quattro e quattr’otto. E oggi Scalfaro si ritrova
praticamente nelle medesime condizioni. Come Capo dello Stato, constata nei grandi partiti
l’incapacità di fare proposte politiche. Sono formidabili nei veti, risibili nelle prospettive; sono
bravissimi nello spiegare il potere che non vogliono perdere, mancano all’appello dei programmi.
La fotografia delle consultazioni è a dir poco disarmante, a cominciare dai leader. La Dc continua a
non avere il segretario; il Psi aspira alla guida del Governo con un Craxi debole, discusso, garante di
un partito che nella sua Milano ha varcato i limiti di ogni decenza; il Pds si consuma senza linea, con
Occhetto costantemente spiazzato e in ritardo a tutti gli appuntamenti del dopo-1989. Mai il Paese ha
dovuto fare i conti con tanta povertà di carisma e di credibilità.
A maggior ragione varrebbe la pena che Scalfaro ricorresse all’indipendenza di giudizio che nel bene
e nel male ha sempre caratterizzato la sua vita. Lui che, per naufragio della politica, è frutto di una
scelta istituzionale, può optare ora per lo stesso metodo favorendo un governo che abbia soprattutto
peso istituzionale. Sarebbe questo l’unico modo per trasformare una fase di eccezionale debolezza in
un momento di forza e di reazione.
Non tutto è perduto. La fine di certo garantismo nella lotta alla criminalità depone a favore di Martelli
e Scotti, particolarmente del primo; a Milano e Venezia, come nel resto d’Italia, il lavoro dei giudici
aiuterà domani la ripresa civile perché smaschera oggi la spudoratezza del sistema. Da Mario Segni
ad Azeglio Ciampi, c’è anche chi ha le carte in regola per le riforme e per chiedere agli italiani i
sacrifici del buon governo.