1992 giugno 12 Ritorna la città del “sì”

1992 giugno 14 – Ritorna la città del «sì»
Negli anni Sessanta la chiamavano la «Milano del Veneto», per il dinamismo economico e per la
precocità del settore terziario. Oggi Padova torna ad assomigliare a Milano, vivendo l’inchiesta sulle
tangenti come un trauma civile. Non è per niente casuale che la crisi in Comune si concluda a poche
ore dall’arresto per corruzione di alcuni tra i migliori manager delle costruzioni. Come se il ceto
amministrativo della città avesse capito che, di fronte a tanta emergenza delle relazioni economiche e
politiche, non c’è un minuto da perdere. In questo senso, Padova diventa caso nazionale, un segnale per
l’intero Nordest. L’appello alla responsabilità. Dopo il terremoto del 5 aprile, Padova poteva far finta di
nulla, vivacchiare con logore formule di potere. Ha scelto di rimettersi di colpo in discussione, tentando
di farsi laboratorio del nuovo. Quale nuovo? Non dare più nulla per scontato, nemmeno 20 anni di
consolidata presenza dei socialisti in Giunta e in ogni angolo di sotto-potere; tentare di ostacolare in
tutti i partiti, a cominciare dalla Dc, le correnti degli affari; stabilire il principio di aprire agli esterni a
costo di modificare lo statuto; rifiutare le ammucchiate. Oggi nulla è facile e tantomeno garantito;
dietro l’angolo resta sempre in agguato il trasformismo dei furbi. Ma l’esperimento di Padova dimostra
coraggio; anche coerenza con il primato nazionale di città del sì referendario. Si può protestare in molti
modi. Forse, Padova percorre in anticipo la strada della protesta provando a costruire, facendo ricorso a
energie che non sono fortunatamente monopolio di alcun partito. Senza enfasi, con il senso delle
proporzioni, gli indizi di una qualche reazione vanno colti proprio quando la democrazia invita a non
lasciarsi andare allo sconforto.
12 giugno 1992