1992 giugno 13 E il Psi Veneto lascia le poltrone
1992 giugno 13 – E il Psi Veneto lascia le poltrone
Tutto bene no? I socialisti del Veneto promettono di lasciare un numero consistente di poltrone.
Quando i partiti mollano la gestione del potere e del sottopotere, non fanno che anticipare la riforma
delle riforme; cioè la fine della partitocrazia e il ritorno dei partiti alla corretta funzione di
orientamento del consenso.
Resta inteso che delibere e promesse vanno verificate nei tempi e nei modi di applicazione. Affinché
l’operazione non risulti meramente dimostrativa.
Detto questo, non è che poi facciamo i salti di gioia quando, sotto la pressione degli scandali e della
protesta popolare, i partiti abbandonano il palcoscenico e si ritirano mogi mogi dietro il sipario. La
nostra idea è un’altra.
In attesa di riforme e di regole capaci di separare i partiti dal malloppo del denaro pubblico, noi
preferiamo di gran lunga che restassero dove sono. Ma cambiando radicalmente fin da oggi,
dimostrando che si può amministrare senza rubare, facendo capire che si deve ricuperare spirito di
servizio e senso dello Stato. Insomma, non dare per scontato che l’esercizio del potere renda
l’amministratore e il politico inefficiente o ladro.
Succede anche con gli appalti pubblici. Ora ci dicono che è tutto fermo, che non si può più far nulla,
che le opere restano o vanno bloccate. Non uno che si alzi in piedi a dire con lealtà che gli appalti
devono continuare, le opere accelerare, i lavori concludersi, introducendo una sola variante: non
rubare, né per sé, né per la corrente, né per il partito.
Qualcuno ci dovrebbe spiegare perché le poltrone e gli appalti debbano per forza istigare a delinquere