1992 giugno 6 Rappresentano le anime di un’Italia che viene da molto lontano

1992 giugno 6 – Rappresentano le anime di un’Italia che viene da molto lontano

Rappresentano le anime di un’Italia che viene da molto lontano. Per Spadolini, il Risorgimento è un
valore mal archiviato; per Scalfaro la militanza nell’Azione Cattolica è diventata stile di vita.
Sono così diversi quei due, eppure entrambi intransigenti sui principi. Partendo da lezioni culturali
diametralmente opposte, hanno portato nella politica un identico patrimonio di rettitudine e di probità.
La loro lezione serve molto in un momento caratterizzato dal rigetto di massa verso la
spregiudicatezza e l’arroganza di una parte consistente del ceto politico. Se per Istituzioni s’intende
un bene non disponibile, Spadolini e Scalfaro sono due figure istituzionali. Di loro ci si può fidare.
Le rime dichiarazioni fanno testo. Ha detto Spadolini: “Ci sono riforme che non possono essere più
rinviate. C’è un tratto costituente di questa legislatura che pone a tutti noi doveri ineludibili”. Ha
dichiarato Scalfaro :“ I partiti sono certamente essenziali alla democrazia, ma lo straripamento dei
partiti può diventare logoramento, se non aggressione alla stessa. Tutto ciò non è nelle parole né nello
spirito della Costituzione”.
La mancanza di riforme, l’invadenza della partitocrazia: non sono soprattutto questi i mali contro i
quali si è espressa la protesta del referendum del 9 giugno 1991 e del voto del 5 aprile? Ha ragione
Cossiga quando teme che la classe politica “non abbia sentito il botto” di quel voto, ma proprio
Spadolini e Scalfaro sembrano aver conservato un udito ancora sensibile.
Ha poco senso soffermarsi sull’impaccio dei partiti, sui franchi tiratori, sulla vulnerabilità degli
accordi, sulle pesanti incognite del domani, quando tutto un sistema volge rapidamente al tramonto.
Soltanto che è o troppo ingenuo o troppo furbo può immaginare che un travaglio come il nostro possa
risolversi senza contraccolpi.
Il vecchio e il nuovo convivono, e non tutto il vecchio è da buttare come non tutto il nuovo rappresenta
di per sé un progresso. La frammentazione segna il passaggio della democrazia bloccata a una nuova
sintesi: questa è la sfida, il resto è trucco