1992 luglio 12 Se c’è l’amnistia io mi dimetto
1992 luglio 12 – Se c’è l’amnistia io mi dimetto
Ogni volta che parla, ci insegna qualcosa. E’Roberto Mongini, milanese, 25 anni di tessera Dc,
membro della direzione nazionale del partito, vice-presidente della società che gestiva gli aeroporti,
con relative tangenti di Milano. Avvocato ricco, di successo.
Gli chiede Gad Lerner in tv quanto costasse la gestione della dc milanese. Risposta:” 4-5 miliardi
all’anno. Ma Roma ci assegnava 200-300 milioni”.
E la differenza? Era evidente – spiega tranquillo – che veniva dalle tangenti a meno che a Roma non
pensassero che gli iscritti versassero 20 milioni a testa! Nessuno lo pensava, naturalmente. Gli
iscritti di Milano sono oltretutto 12 mila, 8 mila dei quali non cacciano mai nemmeno una lira; le
rette sono versate per conto loro dai vari Mongini (2500 le sue tessere “controllate”) perché su
quelle si fanno i congressi, si pesano le correnti, si costruiscono le carriere, si spartisce il potere.
“Cose mostruose” le definisce il pentito Mongini, che si ritiene professionista onesto e politico
disonesto. Che fossero mostruose lo si sapeva da un pezzo ma consola sentirlo finalmente
confessare dagli stessi custodi del sistema.
Dobbiamo leggere le cronache delle tangenti; vanno più degli articoli di fondo. Svelano gli uomini
e, soprattutto, il labirinto nel quale hanno smarrito sè stessi e il Paese. Ma, attenzione, la loro non è
stata una crisi di coscienza. Tutt’altro.
Sentiamo ancora Mongini. Questi giudici sono duri, sottolinea, interpretano il codice con il
massimo del rigore consentito; non ce l’hanno con le persone ma con il sistema. E oggi, conclude il
potente dc milanese, ho capito che soltanto mandandoci in galera avrebbero ottenuto lo scopo; gli
avvisi di garanzia non ci avrebbero fatto né caldo né freddo.
Vivevano nell’impunità. Ha ragione Mongini; senza le maniere forti, non sarebbe successo nulla in
un Paese che deve risalire al 1979 per imbattersi in u politico condannato per corruzione. L’ex
ministro psdi Mario Tanassi, cui la Corte Costituzionale inflisse due anni e quattro mesi di
reclusione.
Come sostiene il Procuratore di Vicenza, Candiani, oggi al Nord si è creato finalmente il clima
anche politico favorevole alla bonifica. Ma i giudici rischiano attacchi, insidie e agguati di ogni
tipo, come si avverte da alcuni segnali.
Stiamo attenti. La forza dei magistrati dipenderà dall’osservanza scrupolosa della legge e dalla
solidarietà di quanti aspirano, puntigliosamente, a ricostruire. Le “macerie del futuro”, per usare
l’immagine di un poeta messicano