1992 luglio 13 Le vergogne sono altre
1992 luglio 13 -Le vergogne sono altre
Quante storie, quanta ipocrisia per la collaborazione di Graziano Mesina alla liberazione di Farouk.
Se l’hanno usato, come appare pressochè certo, gli investigatori meritano un encomio; se non ci
avessero nemmeno pensato, come vorrebbero far credere alcune versioni ufficiali, sarebbero
responsabili di omissione di atti d’ufficio.
Da sempre l’efficienza investigativa si misura anche dalla capacità di mettere in campo informatori,
infiltrati, spie, confidenti o, per usare le stesse parole del capo della polizia Parisi, “persuasori,
sensori autorevoli di quel mondo”. Autorevoli, come l’ex primula rossa della Barbagia, Mesina
appunto; di quel mondo, Orgosolo, dove Mesina è nato.
Mesina era in libertà vigilata a Crescentino, dalle parti di Asti. Il presidente del Tribunale di
sorveglianza di Torino gli aveva concesso il permesso di recarsi in Sardegna dal 2 al 12 luglio,
consentendogli liberamente di rientrare ogni sera a casa entro la mezzanotte. Farouk è stato liberato
alle 23 del giorno 11. Fate voi.
Il crimine è sempre efficiente, conta soprattutto oggi su menti lucide e su abili esecutori. Come
ricordava Benedetto Croce, anche una società di ladri o di banditi ha il suo diritto, le sue norme, la
sua organizzazione per così dire giuridica.
Sfruttando il “prestigio” di Mesina in Barbagia, lo Stato di diritto non ha abdicato a nulla. Contro
gente feroce che mozza le orecchie a un bambino, lo Stato in guanti bianche sarebbe una finzione da
operetta, che induce poi a patetiche bugie.
Non facciamo ridere i polli: le vere vergogne di questo Stato sono ben altre, non il ricorso a un
Mesina.
La liberazione di un bambino è stata oltretutto di una tempestività politicamente unica; Farouk
poteva tornare a casa al centosettantasettesimo giorno di prigionia due ore dopo la stangata
economica del Governo. Più di così, l’ex primula rossa Grazianeddu proprio non poteva
collaborare.