1992 luglio 17 E Craxi avverte i giudici
1992 luglio 17 – E Craxi avverte i giudici
Craxi e l’”Avanti” si sono sbizzarriti: a “straripare” non sarebbero la corruzione e il finanziamento
occulto a partiti, ma le inchieste dei giudici! In Parlamento, pochi giorni fa, lo stesso Craxi aveva
tentato la più plateale manovra assolutoria: tutti colpevoli, dunque tutti innocenti; nessun in grado di
scagliare la prima pietra, quindi tutti lasciati al proprio posto. Questo è il teorema socialista,
disturbato dai magistrati perché – dalla Lombardia al Veneto – fanno emergere i nomi senza rispetto
per alcuno, ex ministri o Ligresti che siano.
Craxi e l’”Avanti” denunciano “coincidenze straordinarie” avendo il giudice Di Pietro indagato,
inquisito o fatto arrestare prima delle elezioni politiche del 5 aprile. Ma non è forse una coincidenza
straordinariamente straordinaria che l’attacco a tutte le istruttorie, da Milano a Venezia, si faccia
sempre più scoperto e insinuante proprio quando le indagini dei giudici si avvicinano all’ultimo
livello politico-economico?
Visto che Craxi era candidato alle elezioni a Capo dello Stato, possiamo parlare oggi di scampato
pericolo per la Repubblica. Quando un leader della sua levatura anche internazionale arriva a
rinfacciare ai magistrati guidati da Di Pietro “una tempistica politico-giudiziaria di precisione”
alludendo a base manovre tutt’altro che finalizzate all’accertamento di responsabilità penali,
significa malauguratamente che ai vertici del sistema si sta perdendo ogni misura e, quel che è
peggio, un’occasione unica nel dopoguerra per separare il loglio dal grano.
Altro che Bossi. E’questa politica sciagurata che sta spingendo il Nord verso la tentazione
dell’isolamento.