1992 luglio 2 Che cosa dire al palazzo
1992 luglio 2 – Che cosa dire al palazzo
Questa mattina ci recheremo a Palazzo Ferro Fini su invito del Presidente del Consiglio Regionale
del Veneto. Dopo il voto del 5 aprile e con la giunta dimissionaria, Umberto Carraro e la conferenza
dei capigruppo hanno ritenuto utile incontrare anche le “espressioni della società e della cultura”.
Dai rettori delle università ad alcuni giornalisti, da Feliciano Benvenuti a Massimo Cacciari,
Ferdinando Camon, Andrea Zanzotto, monsignor Dal Ferro, Ennio Fortuna.
L’appuntamento rappresenta per noi un onore, quando tutti indistintamente siamo chiamati a una
overdose di responsabilità. Tutti, proprio tutti, anche perché non sempre la società civile ha le carte
in regola per pretendere chissacchè dal Palazzo: basta leggere le cronache delle ladrerie al Casinò,
da parte di dipendenti da 10/12 milioni al mese, per rendersi conto dello squallore di certi miracoli
economici pubblici e privati.
Con l’incontro di stamattina, il Consiglio Regionale del Veneto aspirerebbe a “rinsaldare il rapporto
tra Istituzioni e società civile”. Bene; da parte nostra, diremo che finchè una Regione come il
Veneto può annoverare tra i suoi ex capi gabinetto di Giunta anche personaggi come Franco Ferlin,
nel suo ambiente detto “sportina” (dal sostantivo “sporta”), vuol dire che qualcosa di sbagliato si
annida nel sistema regionale. Diremo che sarebbe utile conoscere i veri meccanismi decisionali per
capire se i Progetti si fondino sulla realtà e sui problemi concreti o su visioni di parte per quanto
qualificate. Diremo che, dalle cave agli appalti, dagli amministratori ai funzionari, è urgente un
uragano- non più una semplice ventata – di aria fresca e regole.
Che senso avrebbe munire di maggiori poteri Regioni di solo Potere?