1992 maggio 10 Scelta di qualità: la città è onorata
1992 maggio 10 – Scelta di qualità: la città è onorata
Conosco poco il basket anche se, per merito dei miei figli, ho imparato a seguire in televisione la NBA.
Sedici anni fa a Montreal, rimasi incantato dal playmaker della squadra Usa alle Olimpiadi: era
l’essenza del gioco squadra, che poteva andar bene come paradigma di qualsiasi sport che sappia
sublimare contemporaneamente il talento personale e la trama d’assieme.
Ma farei ridere i polli se soltanto abbozzassi un qualche ragionamento da esperto. Confesso anzi un
episodio che non ho mai dimenticato. Lavoravo a Milano, a metà degli anni Sessanta, alla redazione del
quotidiano torinese «Tutto-sport». Mi occupavo soprattutto di calcio, cioè dell’Inter e del Milan. Per il
basket ero proprio negato, il che non impedì al mio vecchio caro caposervizio Giampiero Ginepro di
precettarmi una sera per coprire – in assenza del titolare della rubrica – una partita dell’Oransoda.
Ricordo ancora oggi il panico che mi prese nel tentare di star dietro a quell’inesauribile rosario di dati
tecnici che caratterizza uno sport esaltato dalla competenza: più conoscenza, più gusto, come in tutte le
cose di classe. Quella sera, soltanto la comprensione dei colleghi in tribuna stampa mi consentì di
telefonare al giornale un servizio almeno presentabile.
Insomma, tutto questo soltanto per dire che non ho titolo per celebrare la Benetton. Se ce l’ho, dipende
semmai dal fatto che sono trevigiano, che porto conficcato dentro di me il Liceo Canova, che sento
onorata oggi da una squadra di basket una città che – forse perché ha trascurato altre ambizioni – si è
specializzata in una cultura mezza pagana e mezza cattolica del vivere secondo qualità. Il che vuol dire
scudetto, ma non solo quello: penso al Palaverde che proprio in questi tempi di tangenti, di opere
infinite, di appalti, di ruberie d’ogni risma e di inefficienze, diventa un monumento del far bene, in
fretta, rispettando i preventivi, fuori dalla palude delle tante burocrazie. Non è qualità del vivere
questa?
Un giorno di tanti anni fa a Ponzano, mi capitò di intervistare Luciano Benetton, presente Nestore
Crespi. Parlammo un po’ di tutto, forse troppo, sicchè andò a finire, e tuttora non me ne dolgo, che
quella conversazione mi restò nel registratore! Non vide mai la luce. Una battuta di Benetton rammento
nitidamente: «Il nostro simpatico sindaco – mi disse sorridendo e con levità – gira ancora in bicicletta!
Vede, la differenza con noi Benetton sta tutta qua: noi pensiamo che per il 2000 la bicicletta non basti
più. Ci piace aver ritmo, andar veloci».
Se penso al fatturato del Gruppo, agli scudetti con il rugby e ora con il basket, al Palaverde e ai campi
verdi, agli assi e alle migliaia di ragazzi incentivati allo sport, alla formula 1 e a questo marchio di
Treviso che gira per il mondo, beh, non si può dire che la famiglia Benetton non sia stata di parola.
Finirà che le dovremo alla lunga perdonare anche qualche pubblicità al sangue…
maggio 1992