1992 marzo 13 Se vince anche il 5 aprile…

1992 marzo 13 – Se vince anche il 5 aprile…

Se anche non fosse tecnicamente un delitto politico, lo diventa di fatto. A venticinque giorni dalle
elezioni più imprevedibili dal dopoguerra, l’assassinio del braccio destro di Giulio Andreotti in Sicilia
non può non caricarsi di allusioni politiche.
Anche perché Salvatore Lima era molto potente, discusso, scomodo. Aveva accumulato trent’anni di
cariche pubbliche e di partito nella stagione in cui stava via via crescendo la contiguità tra il Potere
istituzionale e il potere mafioso.
In una relazione della Commissione antimafia il suo nome ricorre 149 volte; alla sua scheda personale
sono dedicate 37 pagine d’inchiesta. Ma nessun giudice ha mai accertato a suo carico una qualsivoglia
responsabilità. Così, Salvo Lima finisce con il rappresentare soprattutto l’ambiguità; una condizione
della politica siciliana che distrugge il tessuto civile e che fa passi da gigante in tutto il territorio
nazionale.
Lima si riteneva calunniato. Il suo partito, la Dc, lo cita ad esempio di campagna denigratoria. L’ex
democristiano oggi leader della Rete, Leoluca Orlando, ne aveva fatto il simbolo della collusione con
l’affarismo. Nel mattatoio di Palermo, la ferocia senza limiti delle P38 uccide uomini e seppellisce
allo stesso modo segreti, sospetti, colpe e innocenze, vittime e boss.
La potenza della mafia consiste anche in questo. Che uccide chi, come e quando vuole, seminando
ulteriori dubbi, nuovi interrogativi, in un gioco perverso degli specchi che sempre più ci separa dalla
verità. Un’Italia fragile si confonde con una mafia infrangibile; un Paese impegnato nella sua seconda
grande ricostruzione politica vede pezzi importanti di potere dello Stato in ostaggio dell’omertà, della
paura, del racket, dell’omicidio.
Nel giro di poche ore, la camorra ha assassinato un consigliere comunale del Pds, la mafia
l’eurodeputato Salvo Lima. Se lo scopo era di corrompere ulteriormente il clima elettorale,
aggiungendo emozione ad emozione, disagio a disagio, c’è solo un modo per vanificare – se non il
sangue – almeno il disegno; non speculare sui cadaveri ancora caldi; non consumare i lutti; non
dividersi sui funerali; non intorbidire il voto politico.
La mafia ha vinto quasi tutto; non facciamola vincere anche il 5 aprile.