1992 marzo 15 Delicate, anzi drammatiche
1992 marzo 15 – Delicate, anzi drammatiche
Il senatore Dc Nino Andreatta, presidente della Commissione Bilancio, ha promosso uno studio sulle
leggi di spesa approvate in fretta e furia negli ultimi due mesi dell’attuale legislatura, ricavandone un
dato a dir poco inatteso. Il 98% della spesa destinata al 1992, il 92% di quella per il 1993 e il 93% di
quella per il 1994 cono stati decisi dal Governo; il Parlamento ha aggiunto soltanto le briciole.
Andreatta ha proposto di liquidare l’equivoco fin dalla radice. In parole povere, togliere ai governi
l’alibi del Parlamento rendendoli unici titolari, quindi soli responsabili della facoltà di spendere:
l’opinione pubblica capirebbe meglio chi risparmia, chi gonfia, chi bara.
Questo, come altri temi economici, sarebbe molto utile in una campagna elettorale che tutti i partiti
hanno promesso pragmatica, fondata sui programmi concreti, destinata a migliorare la congiuntura
attraverso ben identificate scelte di governo. Ma, stiamo sicuri, ad esso non sarà dedicata nemmeno
una sillaba; il voto più libero dal dopoguerra sarà anche il più generico.
Chi raccoglie la protesta non sa proporre perché gli manca la cultura di Governo. Chi consiglia il
cambiamento attraverso i partiti, non è in grado di presentarsi agli elettori precisando due cose:
1) questi sono i sacrifici che chiederò ai cittadini se mi chiameranno a governare e se vorremo tutti
insieme uscire dalla crisi;
2) queste sono le riforme alle quali darò priorità assoluta, a costo di mettere in gioco la nuova
legislatura, le poltrone e la reputazione politica.
Lo stesso Craxi, pur indicato come probabile successore di Andreotti, ha affermato proprio ieri che
di riforme elettorali non è nemmeno il caso di parlare. Quanto alle istituzionali, nessuno s’impegna
seriamente: anzi, siamo ai preliminari nel senso che vengono sfruttate all’interno della maggioranza
soltanto per minacciare di abbandonarla.
Da qui al 5 aprile, abbiamo poco da spettarci in termini di chiarezza e molto da temere se persino
Cossiga, da tempo sull’Aventino rispetto alla Dc, ha sentito il bisogno di dare una mano ad Andreotti,
in tutti i sensi il leader più esposto dopo l’assassinio del fedelissimo Salvo Lima. Erano elezioni
delicate; ora sono drammatiche.
Più che mai, il voto si affiderà alla forza rivoluzionaria della ragione. Non resta altro.