1992 marzo 21 Un golpe c’è, ma non è quello
1992 marzo 21 – Un golpe c’è, ma non è quello
“L’ora dei fantasmi”, avevamo titolato il primo giorno, quando sembrava che i prefetti avessero già
l’elmetto in testa. Ora è il ministro Scotti in persona a dichiarare al Parlamento che “non c’è da
rinviare a nessun mistero”.
In un Paese che non è mai riuscito a chiarire fino in fondo i veri tentativi di golpe, è praticamente
escluso che vengano presi sul serio gli spauracchi di colpo di stato o di non meglio precisati “piani di
destabilizzazione” a quindici giorni da elezioni che fanno tremare soprattutto i grandi partiti. Scotti
non sarebbe riuscito a convincere l’opinione pubblica nemmeno con i documenti in mano; questa è
la spiacevole realtà quando il rapporto di fiducia con le istituzioni si riduce al livello che constatiamo
giorno per giorno.
Non è il caso che Scotti si dimetta. Con l’aria che tira, nello smarrimento di un ceto politico ostinato
nel non riformarsi, il peccato del ministro dell’Interno è veniale.
Basti pensare che proprio lui, primo responsabile dell’ordine pubblico, ha rischiato il reato penale di
diffusione di notizie false e tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico! Ma era stato proprio
Andreotti ai funerali dell’on. Salvo Lima, a evocare il pericolo di misteriosi complotti ai danni delle
istituzioni. Ed è stato sempre Andreotti il primo a liquidare l’allarme lanciato da Scotti definendolo
una “patacca”. Sicché si può concludere che il presunto piano eversivo ha fatto nel giro di 48 ore una
sola vittima: Scotti.
Il quale una cosa molto vera in Parlamento l’ha detta. Questa: “Non ho sopravvalutato la situazione,
perché è sotto gli occhi dei cittadini quello che avviene in Sicilia, in Campania e in Calabria”. Il
complotto autentico nasce qui, dove lo Stato incontra faccia a faccia un fenomeno mafioso post-
moderno, finanziario, insinuato nei meccanismi pubblici, assai più inquinante che nel passato perché
gode anch’esso della internazionalizzazione dell’economia e – paradossalmente – della crescita di
libertà che si registra nelle democrazie più avanzate.
L’Italia ha le risorse umane ed economiche per superare la crisi rigenerando a fondo la macchina
dello Stato e la qualità della politica. Ma non usciremo mai dal tunnel del rancore e della protesta
finché prevarrà la nevrosi, oggi vicina all’isteria, di oscurare con i fantasmi i problemi autentici. Se
un golpe c’è, consiste nella fuga dalla realtà.