1992 ottobre 4 Basta mediazioni
1992 ottobre 4 – Basta mediazioni!
Calma e gesso, dicevano i vecchi giocatori di biliardo mentre accarezzavano la stecca. Calma e gesso.
Si sta tutto frantumando perché tutti debbono spostarsi verso qualcosa di sconosciuto; dopo anni di
immobilismo – lo ricordate? – la politica ha ricominciato a correre. Ma la sua corsa non riguarda
soltanto i politici. Ricordate un’altra orrenda parola del Palazzo? Il referente. Tutti avevano un
referente. Per ottenere un appalto o una licenza, per far carriera o per stare nel giro di chi conta, per
ottenere un mutuo o per saltare le pratiche dei comuni mortali. Anche i ceti professionali avevano il
referente politico: il tal architetto, ad esempio, smistava tutto il giro socialista. Molti affari venivano
lottizzati addirittura per corrente; anzi, le correnti della Dc funzionavano come partiti separati.
L’occupazione dei partiti non risparmiava nessuno, tanto meno l’imprenditoria. Bisognava fare i conti
con il referente. Quelli delle tangenti sono conti sporchi, non i soli. La corruzione italiana ha molto più
peso politico che penale proprio perché esprime una prassi. Sapete che cosa dicono in questi mesi i
politici più intelligenti tra quelli inquisiti? Anche se ci assolvono, siamo finiti. Si rendono conto che
l’opinione pubblica ha capito tutto: anche i presunti innocenti sono stati dentro fino al collo in un
sistema che sapevano colpevole. Dunque, ora salta tutto. I referenti sono a pezzi, le categorie si sentono
liberate e smarrite. Gli italiani sanno benissimo che senza partiti non c’è democrazia, ma hanno a che
fare con partiti sempre sorpassati dalla realtà. Che non sanno più fare l’andatura; fanno già fatica a
tenere l’ultima ruota di una società a tutti i costi in fuga verso il nuovo. Il Governo sta gestendo il
fallimento economico; i partiti il politico. Tutti sono in ritardo pazzesco perché troppo a lungo si è
malgovernato senza riforme. Mi vergogno delle tangenti, ha detto Romiti. Nessuno può sottrarsi a un
esame di coscienza e di coerenza civile, ha ammonito il vescovo di Udine. E ieri sera in un documento
veneto di Forze Nuove, sinistra cristiano-sociale della Dc, si legge che «il partito è consapevole delle
colpe e degli errori anche gravi, di cui sente il dovere di chiedere perdono a tutti i cittadini ed elettori».
Non è un Paese sfinito dentro, finché muoiono mediazioni e complicità. Sotto la scorza dello sfascio
esplode oggi un sussulto collettivo di responsabilità. La stessa Lega non è il nuovo sistema; rappresenta
la prima rivolta contro il vecchio.
4 ottobre 1992