1992 settembre 29 Le Leghe al 40% Dc e Psi dimezzati
1992 settembre 29 – Le Leghe al 40% Dc e Psi dimezzati
Leggiamo un’agenzia di stampa da Roma: “Il segretario Dc fa il suo ingresso nella sede del partito
assieme al leader di Azione Popolare Antonio Gava. I giornalisti gli chiedono cosa pensa del “sono
pronto” ripetuto oggi da Martinazzoli e Forlani risponde che “è bene ci sia disponibilità”.
Non vogliamo ironizzare. Ma in queste poche righe si respira tutto l’oltretomba dei partiti che la
Costituzione repubblicana volle interpreti della società e che il potere ha espulso dalla realtà.
Osservando i soliti ritmi e rispettando i riti di sempre, recitano il loro “sono pronto” con il vigore di
una litania. A questo punto non lo fanno più per calcolo; sono in assoluta buona fede, entrano nella
sede del partito senza accorgersi di lasciare fuori dall’uscio un Paese che non li vede più. Fuori, i
cittadini vanno a votare e continuano a colpi di 5 aprile.
Crisi o non crisi, il Nord fa da traino. Per cambiare sistema, ha imboccato la strada della protesta ogni
volta che si offre l’occasione, provincia o comune, Mantova o Montagnana, non fa la differenza.
A Mantova, in due anni, Dc e Psi sono dimezzati. In sei mesi, dal 5 aprile ad oggi, i democristiani
hanno perso sette punti in percentuale, i socialisti cinque mentre la Lega Nord ne ha guadagnati undici
senza contare il 6,7% ottenuto da un’altra formazione leghista.
Grandi o piccoli, tutti i test diventano politici e ribadiscono la stessa cosa. I Forlani e i Craxi non
possono più chiedere voti; se insistono andranno a esaurimento celebrando la fine di due grandi
patrimoni popolari. Ma anche gli Occhetto, i La Malfa, gli Altissimo, i Vizzini hanno ormai a
disposizione soltanto la possibilità di chiudere bottega nel nome di nuovi simboli e di personale
politico emergente.
Se cade una maggioranza, in democrazia arriva il momento dell’opposizione. Ma quando tracolla un
sistema, tutto il sistema – opposizione compresa – è chiamato ad uno sforzo straordinario di
ricostruzione.
Un compito al quale non deve sottrarsi nemmeno la Lega. Proprio perché di massa, la protesta aspira
o a governare o a riformare chi governa; in entrambi i casi, anche la Lega deve fare rapidamente i
conti con la selezione di classe dirigente. Non si è mai visto al mondo perpetuarsi un movimento di
protesta; alla lunga, o prende responsabilità di potere o evapora.
Non sono più i partiti a dare la velocità alla politica; questa e quella dipendono oggi dall’opinione
pubblica, Da anni noi siamo letteralmente impressionati dalla imperturbabilità autodistruttrice degli
apparati: perciò non resta che lavorare senza e contro di loro.