1992 settembre 3 L’utile dello scandalo
1992 settembre 3 – L’utile dello scandalo
Forse gli imbecilli siamo noi. O ingenui, o illusi. Noi che, giorno dopo giorno, aspettiamo
tenacemente le rivelazioni della segreteria del Psi a carico del giudice Di Pietro.
Attesa dettata da un elementare rispetto delle regole; perché le allusioni diventino accuse, le cose
vanno chiamate per nome. Anche i più distratti tra gli italiani gradirebbero conoscere l’epilogo di una
storia per ora anonima. Non può finire così, questo è sicuro.
Mentre Craxi tace di colpo su Di Pietro, altri parlano a Di Pietro di Craxi. Ieri lo ha fatto con
presumibile dovizia di particolari l’ex presidente della Banca Nazionale del Lavoro, Nerio Nesi,
socialista di ferro. Interrogato per un’ora e mezza, ha messo a verbale che Craxi gli avrebbe richiesto
nel 1987 un finanziamento di 300 miliardi per il costruttore Salvatore Ligresti. Avendolo rifiutato,
questa la deposizione di Nesi, sarebbe cominciato il suo declino ai vertici della nomenklatura del Psi.
I giudici sono lì apposta per verificare i fatti di rilevanza penale. Ma nello scandalo delle tangenti
l’utile emerge dallo sfondo. E’dallo spaccato politico che possiamo raccogliere fin d’ora, prima degli
stessi rinvii a giudizio e dei processi, tutte le istruzioni per rivoluzionare i partiti, la qualità del
consenso popolare, i rapporti tra Potere e affari, la cultura del denaro pubblico.
Chi non se ne rende conto è un baro o un complice oppure, nella più angelica delle ipotesi, vive fuori
dalla realtà. Questa non è stagione di minuetti; in democrazia, non esiste anzi momento più energico
e creativo del cambio di classe dirigente. Ma a patto di farla finita con le ipocrisie.
Uno dei migliori manager d’Italia, Giuseppe Garofano, presidente della Montedison, ha motivato ieri
ai giudici un versamento “non registrato” di 300 milioni alla Dc come un “contributo personale”. E i
suoi legali hanno spiegato: “Garofano ha dato denaro per sostenere alcuni candidati con cui divide la
militanza cattolica”.
Francamente, tanta testimonianza di fede non s’era ancora sentita! E non ne usciremo finché il sistema
tenterà di limitare i danni invece di cogliere l’occasione per sferzare.
La credibilità è qualcosa di molto concreto, non un valore astratto da tavole rotonde. Se manca quella,
saltano tutti i patti, soprattutto quando il Paese deve stringere di molto la cinghia. Sarebbe pazzesco
ignorarlo.