1992 settembre 6 Meglio tardissimo che mai
1992 settembre 6 – Meglio tardissimo che mai
Sbuca da tutte le parti la parola “credibilità”. Se non la si ricupera in fretta, può accadere il peggio;
che l’Europa ci perda per strada; che la protesta fiscale disintegri lo Stato; che i partiti non ce la
facciano a cambiare radicalmente.
Un sondaggio di queste ore segnala che il 56 per cento degli italiani considera disonesta la
maggioranza dei parlamentari; soltanto 7 intervistati su 792 ritengono che siano in gran parte onesti.
Per una democrazia che si rispetti, sono termometri da far rizzare i capelli.
Un ceto politico che legalizza l’ìllegalità non può pretendere la stima degli elettori. C’è poco da fare;
chi gira attorno a questo trucco, ne resterà prigioniero con danni inestimabili per tutti.
Finalmente, anche i più riottosi stanno cedendo. Con fatica, carichi di omertà, abbrancati al vecchio
potere, ma cominciano almeno ad afferrare il problema. Se i partiti si finanziano illegalmente, come
potranno mai essere i gestori di una politica credibile?
La Corte dei Conti ha definito “industria dell’illecito” il mondo degli appalti pubblici, invocando con
severità nuovi contratti. La credibilità non è un sfizio moralistico; è un’arma politica; per quando,
come oggi, devi chiedere sacrifici, imporre tasse, mobilitare le migliori energie del Paese contro le
emergenze economiche e criminali.
Un risultato non da poco lo abbiamo in ogni caso raggiunto. Il sistema è stato svergognato; nessuno
mostra più la faccia tosta di negare il finanziamento occulto di una partitocrazia spendacciona, viziata,
abituata a navigare nel burro.
Queste segreterie, troppi leader hanno garantito il sistema. Volenti o nolenti, hanno saputo e coperto.
Perciò sono sempre più soli, come distaccati dalla base popolare. Craxi più di tutti per aver anche
preteso di ricuperare il consenso dell’opinione pubblica scegliendo a bersaglio l’unico punto di tenuta
della credibilità: quei giudici, quegli investigatori. Più che un errore, una follia politica.
Non basterà un rimpasto dei partiti. Molta gente dovrà lasciare la scena; molti giovani dovranno
emergere da questa fase di sbigottimento. E nei partiti finiranno con il conservare voce soltanto gli
uomini più temerari, disposti ad investire se stessi sull’autoriduzione del potere.
Un potere esorbitante; questo il suo costo maggiore.