1993 aprile 1 No, non è una tragedia
1993 aprile 1 – No, non è una tragedia
Vanno molto di moda i catastrofismi, quelli che a forza di temere il futuro finiscono con il rimpiangere
il passato. Mai pessimismo è stato tanto funzionale al sistema.
Chi punta con fiducia sul cambiamento, rischia di essere guardato come un matto. Nonostante la
cultura cristiana di fondo, in questo curioso Paese sembra non abitare la speranza.
Lo scandalo della speranza, diceva appunto padre Turoldo.
L’ottimismo non è né di destra né di sinistra, la speranza è insieme laica e cristiana. L’uno e l’altra,
soprattutto oggi, sono affidati alla ragione. Non un atto di fede senza pezze giustificative, ma
un’analisi onesta delle opportunità.
Questa è l’Italia della prima volta.
La prima volta che le riforme sono a portata di mano degli elettori.
La prima volta che viene messa con le spalle al muro l’economia protetta, sia quella dei fondi neri di
Stato sia quella del capitalismo della tangente.
La prima volta che tutti i poteri sono spogli, in attesa di ritrovare legittimità.
La prima volta che i partiti perdono l’appalto dello Stato.
La prima volta che un Paese industrializzato sano mette al primo posto il bisogno di legalità.
La prima volta che vengono violati i santuari della criminalità politico-mafiosa.
La prima volta che nei palazzi di giustizia la legge è uguale per tutti.
La prima volta che lavoratori e imprese sentono la burocrazia come alleata della corruzione e
avversaria del benessere.
La prima volta che, dal 5 aprile ad oggi, il voto risulta liberato dai blocchi.
No, non è una tragedia quella che stiamo vivendo. Lo può diventare soltanto se vinceranno l’egoismo
sociale e lo choc da futuro; in altre parole, la sfiducia nella democrazia che è sempre stata tipica delle
oligarchie, delle lobby senza volto e dei qualunquisti.
Non è vero che è impossibile o inutile, governare gli italiani. Vero piuttosto che, da un secolo a questa
parte, l’Italia ha sperimentato istituzionalmente tutto senza mai modernizzare la macchina dello Stato.
Non andremo da nessuna parte, tantomeno in Europa, senza tentare questa impresa. Anche qui è la
prima volta, ma ancora una volta dipende soltanto da noi: senza ottimismi, per puro realismo.