1993 gennaio 30 Fermate quei giudici
1993 gennaio 30 – Fermate quei giudici
Il senatore Severino Citaristi è un collezionista; ha già ricevuto sette avvisi di garanzia per
tangentopoli, da Milano a Venezia. Ma la Dc lo mantiene tuttora al suo posto, quale segretario
amministrativo, attorniato da commosse solidarietà. Forlani in testa.
I lettori possono anche immaginare la reazione del Psi di Craxi a montagne di testimonianze,
deposizioni, accertamenti, notizie di reato, intercettazioni, riscontri. Basta leggere il delirio del
responsabile organizzativo del partito; “In queste ore di estremo pericolo – ha dichiarato – facciamo
appello a tutte le forze democratiche per prevenire ogni tentativo eversivo”. Che cosa dovrà ancora
succedere perché questo blocco di potere avverta un fremito di umiltà e di lealtà nei confronti degli
italiani?
“Eversivi” sarebbero i giudici che applicano – non scordiamolo mai – il codice più garantista
d’Europa, varato da un gran giurista nel nome della civiltà del diritto, il socialista Vassalli. I giudici
che lavorano sotto organico quando avrebbero bisogno di rinforzi. I giudici che, semmai, hanno il
torto di aver accettato per troppo tempo la mano-morta del potere partitocratico e dei grandi gruppi
economici.
Non sono bastati né i referendum né il 5 aprile né il diluvio giudiziario a rimuovere finora il sistema.
Nessuno che se ne vada spontaneamente, nessuno che si dimetta, nessuno che acceleri in sede
parlamentare riforme radicali. Questa è la vera questione sul tappeto: tutto il sistema risulta
delegittimato e non può trovare nuova legittimità che in nuovi soggetti politici, in nuove consultazioni
popolari, in nuove selezioni di classe dirigente.
I giudici hanno lo storico merito di metter fretta nell’interesse di tutti. Altro che eversione.