1993 gennaio 9 – Per Craxi secondo avviso De Michelis vuole parlare

Il segretario del partito riceve il secondo avviso di garanzia per tangenti; il vicesegretario De Michelis
si prepara all’interrogatorio con i giudici veneziani; l’ex vicesegretario, Di Donato, risulta indagato a
Napoli per il cosiddetto voto di scambio. E’comprensibile che, a partire da Trento, siano sempre più
numerosi i socialisti che puntano a sostituire addirittura il simbolo del Psi, il garofano di Craxi.
C’è poco da stupirsi, il Psi non ha certo il monopolio dell’affarismo, ma soprattutto in questi ultimi
anni ha coltivato quel virus con abilità da primato. Al confronto, i vecchi “forchettoni” dc del buon
Giovannino Guareschi erano dilettanti.
In Tribunale a Palermo, i pentiti fanno mettere a verbale in queste ore che in Sicilia “nessun appalto
sfugge al controllo della mafia”. Da Milano a Venezia le inchieste della magistratura svelano di
giorno in giorno che non c’è appalto senza tangente politica. Al Sud le cosche, al Nord le caste; in
mezzo, una zona sempre meno neutrale, che tende a collegare ogni tipo di corruttela.
Se perdiamo l’occasione di reagire su tutti i fronti, dovremo metterci il cuore in pace chissà per quanto
tempo. Si sente nell’aria che l’Italia ha voglia di passare ai fatti, dando contenuto alla protesta. Proprio
per questo continuano le minacce dei poteri criminali e dei gruppi che pescano nel torbido
organizzando stragi. Vogliono il trauma, perché la politica con la P maiuscola ceda alla cospirazione.
Quanto a Craxi, noi crediamo che nel suo caso i giudici milanesi osservino semmai un supplemento
di cautela e di responsabilità. Non possono essere accuse “politiche” come pretende il leader
socialista; valgono quali contestazioni giudiziarie. Che si commenterebbero da sole se fosse
confermato che una presunta tangente da 380 milioni sarebbe stata pagata lo scorso marzo, quando
Mario Chiesa era già agli arresti!
Nemmeno in manette, il sistema poteva fermarsi…