1993 giugno 21 Sono due lezioni molto forti

1993 giugno 21 – Sono due lezioni molto forti

Milano è una città speciale. Perché frequenta meglio l’Europa, perché ha sempre aspirato al ruolo di
“capitale morale”. Ma, anche, perché ha conosciuto il massimo saccheggio della partitocrazia e del
craxismo. Quel ruolo perduto di guida lo ha riconquistato con Mani pulite.

Ciò che accade a Milano pesa molto, forse il doppio; può fare trascinamento, accelerare
l’innovazione. Consegnare il sindaco alla Lega Nord dà l’imprimatur al nuovo come forza di
governo.

Un salto non da poco, anche in termini di cultura politica. Perché Milano diventa laboratorio della
contestazione al sistema e allo Stato, a una macchina che il Nord considera sempre più screditata.

Non solo. Nel cratere lasciato dalla Dc e dal Psi, anche Dalla Chiesa rappresentava una rottura
senza scampo. Come dire che Milano aveva optato in ogni caso per soluzioni “anti”, radicalmente
di opposizione al sistema. Con Formentini, Milano ha scelto il massimo della protesta: è questo un
elemento di fondo che deve far riflettere chi si attarda saldamente sul passato.

Anche Torino insegna moltissimo. Anzi, è forse la prima volta che la “Città della Fiat” sembra
uscire alla grande dal chiuso, lasciando intravedere indicazioni che valgono ovunque. In che senso?
Lo spettacolo di mobilità del voto, tale da dimostrare che l’elezione diretta è già entrata nel
patrimonio degli italiani. I quali scelgono, ragionano, si spostano, al primo turno votano “per”, al
secondo sanno anche votare “contro”.

Altro che “marmellata”, come la definisce Diego Novelli. Su Valentino Castellani si è aggregata
una società fino a 15 giorni fa ancora molto frammentata: ha vinto il candidato del Pds e dei Verdi,
l’uomo che contava anche su Mario Segni.

Pur politico di valore, Novelli era molto datato. Puntando su Castellani, Torino segnala che la
sinistra vince dove riparte da zero, in uomini e patti. Anche perché fa i conti con l’estinzione del
Psi: a Milano, gli attribuiscono 0 seggi contro i 16 dell’era-Craxi.

Si, la rivoluzione cammina.