1993 giugno 23 Infamia senza limiti
1993 giugno 23 – Infamia senza limiti
Da un punto di vista strettamente politico, il lavoro dei magistrati è superato anche se Mani pulite
deve continuare a smantellare, ovunque lo incontri, il sistema dell’illegalità. Una fase si è chiusa
ancor prima di quella dibattimentale. Per paradosso, è come se i processi fossero diventati in parte
superflui: serviranno a precisare i ruoli personali, non più a svelare la verità di fondo.
L’opinione pubblica non ha più bisogno di supplementi d’istruttoria eppure le ultimissime inchieste
lacerano l’assuefazione, quasi cogliendoci impreparati. Anche l’infamia ha un limite, ma anch’esso
appare superato. Prima accusa. Sarebbero state pagate tangenti all’ex ministro della Sanità a titolo
di “ringraziamento” per l’assegnazione degli spot anti-Aids alle reti del gruppo Fininvest. Seconda
accusa. Sarebbero stati effettuati finanziamenti occulti a vantaggio di partiti da parte delle case
farmaceutiche per ottenere l’aumento dei prezzi di alcuni medicinali o per inserire alcune specialità
nel Prontuario.
È moralismo scandalizzarsi ancora? È demagogia pensare che tangenti di questo tipo meriterebbero
una definizione di reato molto più penetrante della semplice violazione sul finanziamento pubblico
dei partiti? È giustizialismo di piazza rendersi definitivamente conto che il problema non consiste
nell’eccesso di rigore penale ma, semmai, nella sua lunga astensione in un Paese che con la
democrazia bloccata bloccò anche il controllo democratico, la giustizia, la stessa informazione?
Fa tanto “Dallas” la mazzetta sulla morte per Aids. Una allucinazione del profitto, qui inteso come
rendita che non vede, non sente, non distingue. Una malattia peggiore della stessa Aida.
Noi vogliamo cocciutamente sperare che sia falso che anche il prezzo dei medicinali fosse oggetto
di baratto. Non per ingenuità, ma per legittima difesa: vorremmo poter guardare alla rivoluzione
della politica senza il sospetto che nemmeno le nuove regole possono bastare quando non il denaro
è a misura d’uomo ma l’uomo a misura di denaro.