1993 giugno 6 Un’altra tappa verso il nuovo

1993 giugno 6 – Un’altra tappa verso il nuovo

Questa sono elezioni con il foglio rosa. Ci aiuteranno a capire come si può guidare un cambiamento
che assomiglia alla rivoluzione.

C’è chi lamenta il clima di incertezza! Sarebbe interessante sapere da costoro quali esempi offra la
storia di democrazie che mutano pelle dalla mattina alla sera, senza pagare pedaggio. Ma, forse, la
spiegazione non è poi così complicata: scambiano la democrazia – sempre da conquistare sul campo
– con i golpe, le oligarchie, gli uomini della provvidenza, i salotti buoni.

No, la democrazia è tutt’altra cosa. Nessuno ce la regala, non è un prodotto finito. Ha bisogno di
cure, a volte di molto coraggio e di altrettanta passione come nel caso dell’Italia.

Ne abbiamo di cose da fare, resistendo al pessimismo e alla rabbia. Andiamo avanti a tappe, come
in un Giro d’Italia: il 6 giugno può dare un’altra classifica.

Imparando a votare per la persona, cambia una cultura più che una legge elettorale. Ricomincia
tutto da capo, mettendo in crisi gli apparati, obbligando i partiti a sloggiare dalle candidature,
suscitando nei cittadini l’istinto del controllo diretto, troppo a lungo delegato.

Non è un sistema che punta a eliminare i partiti. Semmai il contrario: li salva, riconsegnandoli al
ruolo di promotori del consenso.

“Mentre i furbi ci portavano alla bancarotta a rispettare la legge”. All’amarezza di un nostro
interlocutore abbiamo risposto che è sempre stato così: tocca ai “fessi” darsi da fare quando i furbi
hanno sfasciato tutto. Non s’è mai vista una democrazia risorgere sul cinismo di chi l’ha sfruttata e
spremuta.

Abbiamo bisogno di regole più che di moralismo. Le regole per selezionare meglio la classe
dirigente, dopo anni di lassismo e di tolleranza. Viviamo una fase storica che richiede più vigore,
più libertà di giudizio e meno sudditanza verso il potere.

Sbaglia di grosso chi comincia a sbadigliare sulle cronache di tangentopoli. Sono ancora la Bibbia
del cittadino, la storia di uno Stato venduto, il fondo dal quale risalire. Tangentopoli non è una
questione personale dell’inquisito tizio o caio; è una lezione politica che va imparata a memoria se
si vorrà ripartire dagli uomini, dall’amministrazione, dalle scelte.

Il senatore democristiano Maurizio Creuso è accusato, tra le tante, di aver preteso una lita per chilo
di rifiuti da smaltire in una discarica. Era allora assessore ai servizi sociali ed era noto per lo
sperpero di parole come “socialità”, “solidarietà”, “valori cristiani” e giù baciando pile.

Questa Italia dei Creuso va buttata via. Cambia il voto, cambiamo la politica. Se cambia Milano e se
continuerà a cambiare il Lombardo-Veneto, tutto cambierà. Dipende soltanto da noi, bombe o non
bombe.