1993 giugno 7 Urgente il voto politico
1993 giugno 7 – Urgente il voto politico
È stato il voto della “prima volta” che ha sconvolto abitudini, meccanismi quarantennali, riferimenti
standard. Tutto nella norma di una legge elettorale complicata, che è toccato agli elettori
semplificare nell’urna.
Milano e Torino segnalano un fenomeno interessante. A Milano prevale al 100% la spinta al nuovo,
attraverso candidati che sono stati tutti di rottura, da Formentini a Dalla Chiesa, il primo non
distante dal 40%, il secondo oltre il 30%. Persino Bassetti, cattolico sostenuto da Martinazzoli, ebbe
a dire: “della Dc me ne frego”, nel tentativo di sbiadire i vecchi ancoraggi.
A Torino è accaduto qualcosa di diverso. Il Formentini di Torino, stabilizzato anch’egli al 30%, è…
Diego Novelli, già sindaco, ex comunista, quindi un uomo che viene da un passato ampiamente
sperimentato. Ma un uomo, questo il punto sul quale riflettere, che da tempo aveva saputo uscire
dalla partitocrazia, almeno quella più mummificata, optando per la Rete.
Come dire che – in una città conservatrice anche a sinistra – Novelli ha dimostrato che sul piano
personale tutto è possibile. Anche restare protagonisti della transizione a patto di aver meritato per
tempo una nuova patente di credibilità.
Il 6 giugno conferma il 5 aprile 1992, anzi lo chiarisce meglio. La Lega Nord è soggetto politico
definitivo, con il quale fare i conti. Bati pensare al Friuli Venezia Giulia, regione a statuto speciale
già attraversata da Trieste a Udine da movimenti autonomisti: la Lega Nord pare superare il 28%,
quota che Dc e Psi nemmeno intravedono pur sommati assieme!
Il Psi scompare, così come hanno voluto Craxi, il gauleiter Intini, i De Michelis. La Dc ha il volto di
Martinazzoli; va alla deriva ragionando sul velluto mentre i cattolici incrociano con Marco Segni,
con i progressisti, con la Lega, con chiunque acceleri il passo, compreso il Pds.
È urgente la nuova legge elettorale; sono urgentissime nuove elezioni politiche generali. La
rivoluzione continua, il vecchio è alle corde. Ci sono segretari di partito che parlano oramai senza
avere più i numeri. Hanno chiuso e ancora non lo sanno.