1993 luglio 18 Questione di tempo, l’economia non può aspettare

1993 luglio 18 – Questione di tempo, l’economia non può aspettare

È come se dovessimo pagare i danni di guerra.

La guerra del malgoverno, della dissipazione, del furto elevato a virtù politica.

L’alternativa spaventa gli stessi economisti. Se le entrate fiscali calano, l’Italia rischia la vera e
propria bancarotta; se il fisco rimane così come sta, la ripresa non partirà mai. Non solo: la protesta
prenderà strade sempre più imprevedibili.

Il primo a rendersene conto è il ministro delle Finanze, Gallo. Se lo dice lui. Nell’annunciare per il
1994 la riduzione di un punto della pressione fiscale, l’ha definita oggi ai limiti dell’“esproprio”.

Prendersela con questo governo, è da schizofrenici. Ciampi fa quel che può, anzi qualcosa di più.
Non è abbastanza politico per incidere sulla rivoluzione in atto, né abbastanza tecnico per sentirsi al
riparo dai ruderi del passato regime. La sua zattera tiene la corrente di un fiume in piena.

Il governo deve arrangiarsi senza Parlamento e con poco Stato. L’inchiesta Mani pulite – le cui
prove sono schiaccianti – dimostra che l’amministrazione pubblica ha “familiarità” con la
corruzione e che le Camere si sono spesso trasformate in una fabbrica di emendamenti legislativi a
misura d’interessi molto privati.

In questo momento l’Europa non ci può dare una mano. L’Italia deve cavarsela da sola,
consapevole di essere strutturalmente la più debole in una congiuntura internazionale che perdona
poco a tutti.

La risorsa più preziosa è il tempo. Tutto sta diventando urgente, ultimativo, ma anche paradossale:
perché si chiede velocità di reazione a un sistema che passerà alla storia per immobilismo e
imprevidenza.

Tutto si lega, la politica all’economia, con una differenza che fa sostanza. Un governo di emergenza
può anche fare a mano dei partiti, ma l’emergenza dell’economia deve contare su una politica di
governo. Non ci sono santi. Il mondo del lavoro è la linea del Piave; le aziende alle prese con
l’handicap-Stato; uno scenario di disoccupazione da mettere paura; il sistema bancario figlio
naturale del padrinaggio di potere.

Gli italiani non sono dei matti. Stanno facendo sacrifici, a tal punto da sentire persino la prima casa
come una colpa fiscale e la pensione di anzianità come un privilegio.

Questo Paese ha il dirittp di concretizzare il cambiamento, presto, subito.