1993 luglio 29 Contro la quarta Italia
1993 luglio 29 – Contro la quarta Italia
L’Italia ha mafia, camorra, ‘ndrangheta. Un mare di denaro criminale, che si ripulisce
nell’economia e nella finanza.
L’Italia dubita dei suoi servizi segreti, figli della guerra fredda mondiale e deviati dalle complicità.
Li sente come un’insidia, non come una protezione. L’Italia fugge oggi da un regime che ha
consegnato la politica all’illegalità. La nostra è una democrazia forte nella coscienza popolare,
debole negli apparati di potere.
Abbiamo almeno tre Italie che possono mettere le bombe. Troppe, tutte interdipendenti.
Troppe, ma con una sola ragione plausibile. Consegnare il nostro Paese all’emozione di massa;
espropriarlo della razionalità; traumatizzare il diritto di scegliere una quarta Italia. Quella che
intravediamo senza poter ancora raggiungere.
Ci sono bombe che cercano la strage e bombe che la mettono soltanto in preventivo. Ora abbiamo a
che fare con le seconde, più perfide e strategiche delle prime perché alle vittime sembrano voler
togliere persino la dignità del bersaglio, riducendole ad incidente.
L’Italia non ne può più, ma ha capito. Lo spiegò un mese e mezzo fa l’ex capo dell’antiterrorismo
della Cia: “La vittoria sulle Brigate Rosse dimostra che quando c’è la volontà politica, il terrorismo
si sconfigge anche in Italia”. La tenebra investigativa sullo stragismo tutto potrà essere fuorché un
caso.
Con il necessario rispetto per ipotesi di altro tenore, noi non crediamo che queste siano bombe di
mafia. Chi frantuma le opere d’arte, chi scheggia a morte la cultura, chi tratta gli uomini come pezzi
da museo, non persegue la concretezza della mafia. Queste bombe sono il colpo di coda, che
abbiamo sempre temuto, la belva ferita che vende cara la pelle; l’Italia dei misteri e dei grumi di
potere che – come tutte le strategie del terrore – pensa di rallentare la storia.
Più presto svuoteremo i cassetti del passato, più presto daremo senso a un fiume di sangue e di
incubi. Quando una democrazia paga sulla Galleria degli Uffizi, sulle sue Chiese e teme per
Venezia, non c’è più un solo minuto da perdere.