1993 maggio 1 Scherzano col fuoco
1993 maggio 1 – Scherzano con il fuoco
Non facciamoci ingannare dal caos, e dai seminatori di zizzania. La questione è meno complicata di
quanto si voglia far apparire e consiste in una domanda terra-terra. Vogliamo insistere a oltranza sul
cambiamento o ci arrendiamo a una ciurma della quale fanno parte ladri, irresponsabili, sfruttatori della
politica, uomini senza qualità che si appellano al «voto di coscienza» per difendere interessi
inconfessabili? L’alternativa è tutta qua. Il Governo Ciampi ha tanti limiti e più di un difetto. Fosse
dipeso da noi, avremmo affidato l’incarico a un leader referendario, Segni o Pannella, in omaggio al
voto popolare e al diritto di assoluta precedenza che va dato alla cancellazione del sistema. Ma Ciampi
è uomo di spessore. Attorno al quale sono emerse novità che abbozzano la fine del regime di quattro
segreterie di partito. Non serve a nulla buttar via il tentativo di Scalfaro & Ciampi. Per due ragioni, una
più importante dell’altra. La prima. Se tagliamo gli ultimi ponti di razionalità, faranno festa grande i
peggiori ceffi della finanza internazionale. Quella che ignora le storie dei popoli e che concepisce il
destino degli Stati come masse di titoli o di denaro da spostare su e giù per gli emisferi a caccia di
profitto. La seconda. Oggi in Italia non esiste il governo ideale, perché nessun sistema politico al
collasso può esprimere esecutivi forti. Senza essere l’ideale, Ciampi è il possibile, la premessa per
inchiodare il Parlamento al Sì referendario. Sciogliere le Camere in questo momento significa una cosa
soltanto: far prevalere il No! Cioè premiare la logica di chi intendeva e intende mantenere queste
regole, questa frantumazione, questa spartizione di potere, queste micragnose rendite di posizione.
Significa, per paradosso dei paradossi, sconfiggere in Parlamento l’80% degli italiani che quel No ha
rifiutato dieci giorni fa. Giusto, giustissimo fare un’obiezione. Se un Parlamento assolve Craxi, e forse
si prepara ad assolvere Andreotti; se un Parlamento impedisce ai magistrati persino di indagare sui due
cancri della Repubblica – corruzione politica e mafia – come potrà questo stesso Parlamento accogliere
il mandato a cambiare? La risposta è persino cinica. Sulla legge di riforma elettorale non si voterà a
scrutinio segreto. Questo Parlamento sarà nudo sotto i riflettori di un’opinione pubblica già pronta a
scendere in piazza. Hanno scherzato con il fuoco nel segreto dell’urna, efficienti soltanto
nell’anonimato. Non potranno ripetersi a viso aperto, chiamati per nome e cognome, mandati a
memoria secondo le regole della democrazia rappresentativa. Certo, tutto è cambiato. I tempi e i
programmi del Governo Ciampi si sono rabbiosamente concentrati. Non ci devono essere né pause né
ferie né manfrine procedurali. Tutto si può, anche votare subito, ma non prendiamoci in giro: per dare
coerenza al Sì, c’è una sola strada. In pochi mesi, due/tre, fare la nuova legge e poi mandarli per
sempre a casa con il voto.
1 maggio 1993