1993 marzo 11 La stanchezza e l’onore
1993 marzo 11 – La stanchezza e l’onore
Negli anni cinquanta lo chiamavano “il saltimbanco” per l’agilità con la quale saltava da un settore
all’altro della Camera. Era Giancarlo Pajetta, lo zoccolo duro del comunismo italiano, il ragazzo rosso
della falce e martello, stalinista tutto d’un pezzo, che in prima pagina dell’”Unità” aveva salutato con
questo titolo l’ingresso delle truppe di Tito a Trieste: “Trieste è libera”.
Erano gli anni della guerra fredda, dell’ideologia e della contrapposizione schietta perché totale.
Pajetta fu protagonista di memorabili dibattiti parlamentari. Dopo la dittatura, l’Italia riscopriva il
Parlamento. Non la Camera dei Lords, ma un’arena: anche settaria, passionale, che andava al sodo
riducendo spesso la forma al dettaglio. Il primo Parlamento Italiano eletto a suffragio universale.
In particolari passaggi della storia, è consigliabile saper distinguere lo stile dalla sostanza. Se così è,
la vampata di ieri in Senato va guardata senza panico. Con inquietudine, non con orrore filisteo.
Il fatto è che, con tutta la buona volontà, noi non riusciamo ad aver nostalgia del Parlamento degli
ultimi dieci anni. Neghittoso, espropriato dalle segreterie di partito, ridotto a contenitore di decisioni
già prese altrove. Dove, in termini di effettivo potere, i presidenti di Camera e Senato finivano con il
contare meno di un Carra, portavoce non tanto di Forlani, quanto del Caf, il triumvirato Craxi-
Andreotti-Forlani.
Le Istituzioni sono oggi stressate, perché ieri le hanno svuotate. Non si è mai visto collassare un
sistema politico con razionalità. Quando è andata male, hanno prevalso soluzioni cruente o autoritarie;
quando è andata bene, è stato pagato un prezzo all’incendio della politica. Sarebbe troppo comodo,
oltre che storicamente infantile, pretendere che l’Italia faccia eccezione e che rifondi se stessa nella
parentesi tra le vacanze al mare e le settimane bianche.
Ancora un mese fa, fior di intellettuali occupavano le prime pagine a discutere che questo che se ne
va si possa tecnicamente chiamare “regime” oppure no. Davvero l’equivalente del sesso degli angeli!
Quando l’unico problema serio è invece bloccare la saldatura tra paralisi politica e crisi economica
attraverso l’accelerazione del ricambio dei ceti dirigenti.