1993 marzo 6 Mezzo colpo di spugna
1993 marzo 6 – Mezzo colpo di spugna
Torna in mente, la conclusione di un libro di Cloran. “…ho fatto un salto fuori dal mio destino, e ora
non so più verso che cosa voltarmi, verso che cosa correre…” Un Paese grottesco il nostro, sempre
in bilico tra il tragico e il comico, soprattutto oggi alle prese con i detriti di un’intera cultura politica.
A noi non piace il cittadino Carra in manette. Ma ci dà il voltastomaco l’indignazione di chi se ne
accorge soltanto perché si tratta non del cittadino, ma del politico Carra.
Da anni su questo giornale, denunciamo la schifezza del carcere di Santa Maria Maggiore a Venezia,
dove sono passati terroristi e brigatisti, spacciatori, criminali, anche poveri cristi e tanti giovani che,
a sentire la Costituzione e le leggi di questo nostro ipocrita Paese, dovrebbero essere aiutati attraverso
la pena a reinserirsi a pieno titolo nella società civile. Le Istituzioni se ne sono accorte e scandalizzate
quando la cella N. 34 è stata occupata dall’ex presidente della Giunta del Veneto, Cremonese, che vi
ha patito l’incivile condizione di migliaia di detenuti comuni.
In questo Paese di troppi sepolcri imbiancati nessuno strepita se la trasmissione televisiva “Un giorno
in Pretura” mostra un processo di quotidiana cronaca nera. I reati “comuni” e i detenuti “comuni”, né
emozionano né fanno notizia.
Guarda caso, i lamenti si elevano altissimi quando la telecamera inquadra il dibattimento di un
processo per corruzione. Proprio per i reati contro la pubblica amministrazione o per sperpero di
pubblico denaro, sono in tanti pronti a battersi per la privacy nel nome della civiltà giuridica.
Per le manette al cittadino Carra, abbiamo scoperto che i colpevoli sono tre carabinieri; se “la giustizia
è stata tradita”, lo dobbiamo a un appuntato! Il quale, naturalmente, ha approvato le leggi in
Parlamento, ha stilato i nuovi codici, ha adottato i regolamenti carcerari, dovendo alla fine rispondere
di misure ordinarie in tempi straordinari.
Detestiamo le manette oggi a Carra come ieri all’imprenditore Merlo in piazza San Marco. Ma
esattamente come tutte le manette inutili, ai polsi di qualunque cittadino. Anche l’ultimo della
Repubblica.
Con la scusa del segreto istruttorio, vogliono ammutolire – attraverso la stampa – l’opinione pubblica.
Con il pretesto della gazzarra al Palazzo di Giustizia di Milano, censurano le immagini. Non
interessano le regole e la loro applicazione totale da parte di tutti, a cominciare da giornalisti, giudici
e carabinieri. C’è aria di rivincita, nient’altro.