1994 aprile 6 Dovevano pensarci prima
1994 aprile 6 – Dovevano pensarci prima…
Quando i brogli elettorali superano il livello di guardia, si torna a votare. E quello in atto assomiglia a un
grande broglio: non un mucchio di schede truccate, ma un impegno non rispettato. Non è la prima volta
che Bossi smentisce clamorosamente se stesso. È stato il più bravo di tutti nello scuotere il vecchio
sistema politico; perde lo smalto quando deve concretizzare la nuova politica. Sulla cosiddetta repubblica
del nord ha fatto proclami e ritirate di pari grandezza. Ha annunciato scioperi fiscali dei quali si è persa
traccia e memoria. Il suo federalismo dondola tra la secessione, la confederazione di stati e l’autonomia
impositiva; come a dire che di mezzo ci sta il mare. In tempi di transizione, le sbandate sono più che
comprensibili: chi mai può pretendere percorsi lineari mentre saltano tutti i riferimenti? Ma in queste ore
accade qualcosa di molto diverso perché, in un Paese già a corto di fiducia nel ceto politico, a cambiare
le carte in tavole è proprio la coalizione premiata dagli elettori! Bossi ha il dovere di sostenere più che
può i programmi della Lega Nord; ha anche il diritto di mettere lealmente sul tappeto le questioni, i dubbi,
le proposte che non lo convincono. Ciò che un leader può ma non dovrebbe assolutamente fare è scoprire
l’alleato sbagliato un’ora dopo aver raccolto con lui milioni di voti. Doveva pensarci prima, visto che di
Berlusconi sapeva già tutto e in largo anticipo. Bossi deve fare i conti personali con due scomodità non
da poco. La prima politica: la Lega esiste soltanto al nord. La seconda psicologica: nel giro di un paio di
mesi Berlusconi gli è piombato sulla scena come accadrebbe soltanto in una repubblica presidenziale. È
naturale, anche umano, che i poteri nascenti mescolino programmi e ambizioni, risultati e voglia di
governo. Resta invalicabile un confine: quello rappresentato dal voto popolare. Meglio rifare le elezioni
che truccarne il senso.
6 aprile 1994