1994 dicembre 14 Complotto? No, Bossi
1994 dicembre 14 Complotto? No, Bossi
Soltanto dei folli potevano immaginare che questo governo sarebbe durato cinque anni. Ma sette mesi
sono davvero pochi anche per una fase vulcanica della politica.
E’ tornato alla ribalta il termine “complotto”. Lo prediligeva Craxi, ne fa largo uso il governo: buon
ultimo il ministro Biondi. Ha scritto per tutti Berlusconi al Sole 24 Ore: “Gli avversari del governo si
sono via via trasformati in nemici della stabilità politica democratica”.
La stabilità sono io. Il fatto è che “complotto” e nemici del governo fanno parte della maggioranza.
Vale la pena di ricordarlo, sennò si rischia di non capire nulla. La crisi di governo si chiama Lega
Nord o, meglio, ancora Bossi; senza la inelluttabile opposizione della Lega, Berlusconi avrebbe
dormito sogni d’oro.
Né D’Alema e Buttiglione, né Agnelli e De Benedetti, né Scalfaro e Pivetti, né Borrelli e Caselli, né
poteri forti o trasversali, veri o presunti, neutrali o intenti a remare conto, avrebbero messo Berlusconi
con le spalle al muro in soli sette mesi senza la spinta di Bossi. E’la maggioranza che sfalda il governo,
non l’opposizione.
Il Polo di governo cede per autocombustione non per incendio doloso. Alla violenza dello scontro
sarebbe da incoscienti sommare anche l’inganno, la storpiatura dei fatti. Il Catilina del 27 marzo è
Umberto Bossi non il povero Scalfaro.
Piaccia o no, le cose stanno così. Giorno per giorno, il governo ha diviso la sua maggioranza invece
di irrobustirla: ciò che le elezioni avevano in qualche modo unito, la politica ha separato.
Noi non abbiamo creduto ai complotti mai, né contro Craxi né contro Berlusconi, ma se di complotto
si tratta l’atto di nascita è tutta cosa loro. Sulla giustizia, sulle pensioni, sulle privatizzazioni, sui
monopoli dell’informazione per non parlare del federalismo, sono le forze di governo che hanno
dimostrato il massimo della incomunicabilità.
Un procedere strabico, con l’occhio di Fini e quello di Bossi mai allineati.
In politica è patetico parlare di complotti e di tradimenti. Conviene andare al sodo e guardare avanti:
una maggioranza per definizione instabile non può inventare un governo stabile. Lo fa a orologeria.
Lo scontro è vero, per niente finto. Prelude a un chiarimento di fondo, l’ultima tappa della rivoluzione
in atto dal 1989 verso l’alternanza tra centro-destra e centro-sinistra.
Era precario tutto quello vedevamo appena qualche mese fa, destinato a cambiare ancora. Questa è la
vera posta in gioco, per quanto avvolta in una nube tossica di isteria e di vittimismo, di colpi bassi e
di angherie.
Le opposizioni, a cominciare da Bossi, rischiano di liquidare Berlusconi prima di avere il suo dopo,
di vincere oggi in Parlamento per perdere domani alle urne. Alla lunga prevarrà che sa spiegarsi con
l’opinione pubblica.
Berlusconi lo sa meglio di tutti. Con i magistrati gli servono sette ore per spiegarsi, con i telespettatori
gli bastano sette minuti.
La partita è al fischio d’inizio. Nessun dorma.