1994 dicembre 5 Alla faccia della solidarietà

1994 dicembre 5 Alla faccia della solidarietà

Non ci resta che insistere. Per fare buone leggi la politica non basta più: in questa Italia va aggiornata
prima di tutto la cultura. Anche nel mondo del lavoro.
Il caso dello stabilimento Fiat di Termoli, nel Molise, è istruttivo più di cento convegni sull’industria
del Duemila. Perchè dimostra che le abitudini, la tradizione, il confort personale, possono prevalere
anche su quattrocento miliardi di investimenti, su una produzione di altissimo valore tecnologico e
addirittura su quattrocento nuovi posti di lavoro.
Tra gli standard culturali che nessuno è ancora riuscito a scalfire, va annoverato l’egoismo in versione
classista. In parole povere, l’egoismo sarebbe (sempre) connaturato all’industriale e (sempre)
sconosciuto al dipendente.
Quasi un tabù, che non tiene più conto che il mondo del lavoro corre verso spiagge nuovissime. Dove
il capitalismo spinge capitale e lavoro, imprenditori e lavoratori, sulla stessa barca, legati allo stesso
destino chiamati (i primi) a socializzare il profitto o (i secondi) a condividere le sfide anche scomode
all’azienda. La concorrenza mondiale detta questa legge.
A Termoli la Fiat non pretendeva un giorno di lavoro in più, bensì di allungare il ciclo produttivo
utilizzando anche il sabato. Come dire che l’innovazione turnava soltanto il week-end? Che il 65%
degli operai abbia detto no, dimostra che l’egoismo è un vizio corporativo più che di classe. Dimostra
anche che la continua denuncia della disoccupazione giovanile, oramai fra il 30% e il 40% al Sud,
può diventare pura retorica tra chi il posto di lavoro ce l’ha già. Alla faccia della solidarietà, del futuro
da assicurare ai figli, dei sacrifici da spartire equamente soprattutto in anni di recessione.
Un paio di settimane fa, un documento sindacale invitava i dipendenti a sospendere lo straordinario
nelle aziende che non avessero firmato un comunicato contro la Finanziaria. Accadeva a Padova, nel
cuore del Veneto-Baviera, confondendo politica e sindacato, libertà e prestazioni, azienda e pace
sociale.
Termoli: un grande caso; Padova: un piccolo episodio. Ma alle spalle la stessa esigenza, che la cultura
cresca fino ad isolare l’incultura. A Termoli, il sindacato ha detto sì contro il no degli operai: forse,
la strada non è poi così impervia come sembrerebbe.