1994 luglio 6 Una lezione di sano realismo
1994 luglio 6 – Una lezione di sano realismo
Una congiuntura terribile. L’anno scorso la produzione ha registrato un calo nominale del 4,2%
mentre la cassa integrazione è salita del 22,3% rispetto al 1992. La crisi ha pestato duro sul loro
settore, ma il milione e 700 mila metalmeccanici continua a rappresentare un’avanguardia del
mondo del lavoro.
Portano con sé la cultura della “classe operaia”, quella che la fabbrica e le tute blu accompagnano
non senza traumi fin dentro l’ultima fase della rivoluzione industriale.
Dove la tecnologia cambia il lavoro e dunque l’uomo: com’è sempre accaduto, anche se mai alla
velocità di oggi.
Il contratto dei metalmeccanici, come dei chimici per la verità, ha perciò un valore tutto particolare.
O perfezioni il senso dello scenario oppure sei destinato a muoverti alla cieca, scambiando viottoli
per autostrade.
Nei contratti di lavoro accadeva da 25 anni. I metalmeccanici hanno raggiunto l’accordo nei tempi
di scadenza, senza un’ora di sciopero e senza mediazioni governative, rafforzando il ruolo di tutte le
parti in campo. Sia gli imprenditori che il sindacato, unico nella filosofia e nell’atteggiamento se
non ancora nelle sigle.
Fin dall’inizio dell’anno, prima e dopo una campagna elettorale senza esclusione di colpi, era diffuso
nell’area moderata il timore che lo scontro sociale avrebbe pareggiato i conti politici. Certi contratti
sarebbero potuti servire all’innesco dell’instabilità di governo.
La diagnosi era luciferina, non per nulla sussurrata più che proclamata. Ora l’accordo dei
metalmeccanici segnala al contrario responsabilità, anche realismo, la certezza che tempi duri vanno
dominati selezionando con cura gli interessi e le garanzie per l’oggi ma soprattutto per il domani.
Beh, questo contratto non è roba da ridere. Mette fiducia, altro che.