1994 maggio 26 Un matto che scredita la Lega
1994 maggio 26 – Un matto che scredita la Lega
C’è puzza di bruciato nei dintorni del Governo, sul tema fragilissimo della magistratura. Già Berlusconi
aveva fatto la corbelleria di proporre quale ministro di Grazia e giustizia il suo avvocato personale ma
adesso, naufragato quel progetto, i segnali non migliorano. Anzi. Il primo segno di vita del neo-ministro
Biondi fu una reprimenda nei confronti del pm Di Pietro, reo di aver espresso un’opinione come tante.
Forse per deformazione professionale all’avvocato Biondi non piace che i magistrati dicano la loro sui
temi della legalità in un Paese di illegalità diffusa. Può essere una coincidenza. Sta di fatto che, con la
scusa della «gestione dei pentiti», viene messa ora a dura prova tutta una strategia di investigazione. Mai
la mafia ha incontrato un avversario più destabilizzante dell’esercito di 700 collaboratori di giustizia. Ha
fatto più Buscetta con Falcone che il prefetto Mori! Dei pentiti c’è ancora e più che mai bisogno
soprattutto per esplorare la palude della politica, dei servizi segreti, delle protezioni di Stato. La cloaca
del Sisde e il mistero Andreotti dovrebbero insegnare qualcosa. O no? Strano. Mentre i pentiti sono sotto
tiro, mentre nel Palazzo si lavora per la cosiddetta «soluzione politica» di Tangentopoli, arriva l’ultima
intervista del deputato Umberto Bossi, leader della forza di governo più rappresentata in Parlamento, a
denunciare che il pool di Mani pulite è la «banda dei quattro», composta di magistrati «meridionali»,
«gentaglia» a cominciare dal «giudichello» Di Pietro. Bossi ne ha dette talmente tante che ogni allarme
sarebbe spropositato. Però le condizioni sono diverse proprio perché con la Lega Nord il movimento di
protesta è andato al potere. E conta, pesa, può decidere. La colpa di Mani Pulite consiste, agli occhi di
Bossi, nell’averlo rinviato a giudizio per 200 milioni illegali visto che la legge è uguale per tutti. Bossi
non vuole dimostrare l’innocenza o l’alibi al processo; li vorrebbe per grazia ricevuta, cioè per le
benemerenze anti-sistema. Bossi non scredita Di Pietro. Scredita la maggioranza e la stessa Lega: il matto
è lui, non Miglio.
26 maggio 1994